lunedì 20 agosto 2018

f. s.

Ho reagito malamente alla notizia della morte di Claudio Lolli (17 agosto) e non ho molta voglia di scrivere; non mi aspettavo una simile reazione da parte mia, nemmeno lontanamente eppure ho avuto sparuti rapporti e soprattutto, indiretti. Già ‘E siamo noi a far bella la luna’.
Nelle chiacchiere a ridosso di Ferragosto, più di uno ha mostrato di apprezzare i fatterelli raccontati negli ultimi post; nell’ultimo mi ero allargato un po’: piaciuta anche quella roba, proseguo su quella strada.
Ho scritto poco di verde pubblico, quando le testate giornalistiche hanno preso a interessarsene nell’annus horribilis ad Avezzano; in realtà avevo chiuso il blog l’8 aprile per riaprirlo alcuni mesi dopo.
Presentando il mio solito censimento degli alberi abbattuti dal Comune e non sostituiti, scrivevo:
«Manca il polso della situazione e si è notato con il primo crollo in piazza A. Torlonia: io ci passavo sotto di frequente e non ci voleva molto a capire che qualcosa non andava in quel ramo che rilasciava della strana poltiglia giallina dopo i temporali. (Non sono stato l’unico a notare tale particolare)», 1° settembre 2016. Avevo assistito a quel grosso ramo che si afflosciava, ma non è stato l’unico. (Luigi Salucci scrisse: «È troppo chiedere di finanziare uno studio approfondito e rapido sugli alberi di Piazza Torlonia per capire finalmente quali sono da abbattere perché a rischio per poi sostituirli con nuove piante?», AvezzanoInforma 1° luglio 2016). A proposito di un pezzo apparso nel web (TerreMarsicane), riguardante il ramo di un piccolo, giovane albero in via Trieste in prossimità di via mons. P.M. Bagnoli, lato Curia, a fianco del lampione – poi fatto recidere dal Comune chissà perché –, io appuntavo:
«Non era questione di meteorologia [7 luglio 2016], né dell’incuria dell’Amministrazione comunale in realtà, bensì di alcol ingurgitato nei bar della zona a far appendere qualche giovinastro a un ramo basso. […] Due settimane prima lungo una via parallela [via Trento, all’altezza dei numeri civici 40 e 42], era stato invece spezzato – probabilmente per lo stesso motivo – un alberello», pubblicato inizialmente con Il Martello del Fucino.
Orbene, un grosso ramo che si affloscia sul marciapiede o peggio ancora, sulla carreggiata è una notizia; un giornalista è libero anche di aggiungere dei riempitivi (una generosa cucchiaiata di moralismo, supposizioni, eccetera), ma in tal caso lo stesso è poi costretto a comportarsi nella medesima maniera anche in casi analoghi, altrimenti perde in affidabilità e scatta puntuale l’accusa d’essere un menestrello a gettone. A distanza di un paio d’anni: se vi erano persone che hanno notato alcune strisce di «segatura» lunghe una dozzina di centimetri e larghe un paio al massimo, vuoi tu che nessuno abbia mai visto un Homo sapiens appendersi a un ramo basso per spezzarlo? (È diverso dall’arrampicarsi su un albero). Allo stesso modo, vuoi che nessuno abbia mai notato qualche adolescente scuotere – almeno – il fusticino della pianta dalle mie parti? Un paio di volte, ho fermato quei bravissimi ragazzi bestemmiando. (È reato dire quella cosa in pubblico, ma in compenso ha interrotto quello stupido gioco). Vuoi, per finire, che nessuno abbia visto gli alti e perciò strani ceppi nel cuore del centro, per settimane?
L’alberello «estratto» e i tre spezzati, collegati tra loro per questioni geografiche e temporali – cfr. post dello scorso 17 agosto –, erano in realtà quattro notizie perché era stato irrimediabilmente danneggiato un bene della comunità. Almeno quattrini. (A proposito di alberelli, al tempo della loro collocazione, almeno un paio non attecchirono; di chi era la responsabilità in quel caso: Comune, fornitore, entrambi?) Durante questo periodo ho maturato la convinzione che dovrebbe far notizia anche una piccola parte dei rametti che s’incontrano sparsi per terra – in assenza di fenomeni meteorologici come pioggia intensa, forte grandinata, neve copiosa.
Pochi giorni prima delle Amministrative 2017, negli ultimi della consiliatura Di Pangrazio, è stata eliminata una grossa, vecchia pianta in piazza del Mercato (confluenza della via omonima con via B. Croce): non era una notizia e perciò non se n’è parlato. Nel giro di una settimana, qualche metro quadrato di quella piazza è stato ricoperto dall’asfalto ergo, quell’albero non andava rimpiazzato. Era una mezza notizia – trattandosi di un luogo storico – e anche stavolta, giustamente, non se n’è parlato: ok. Otto mesi dopo – con l’amministrazione De Angelis –, all’inizio dei lavori per la ristrutturazione di piazza A. Torlonia, si è assistito – in modo letterale per quanto mi riguarda – all’abbattimento di diversi alberi; alcuni furono prontamente sostituiti. In questo caso nel web: apriti cielo! (Web nel senso: testate giornalistiche, non Facebook o Twitter). ‘Due pesi due misure’ anche in questo caso, o no? (È bene precisare – per chi mi segue dall’estero –, che diversi avezzanesi hanno contestato l’abbattimento di decine d’alberi dichiarati pericolanti).

L’orografia della Marsica fa probabilmente proliferare le banderuole.

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