Ho reagito malamente alla notizia della
morte di Claudio Lolli (17 agosto) e non ho molta voglia di scrivere; non mi
aspettavo una simile reazione da parte mia, nemmeno lontanamente eppure ho
avuto sparuti rapporti e soprattutto, indiretti. Già ‘E siamo noi a far
bella la luna’.
Nelle chiacchiere a ridosso di
Ferragosto, più di uno ha mostrato di apprezzare i fatterelli raccontati negli
ultimi post; nell’ultimo mi ero allargato un po’: piaciuta anche quella roba,
proseguo su quella strada.
Ho scritto poco di verde pubblico,
quando le testate giornalistiche hanno preso a interessarsene nell’annus horribilis ad Avezzano; in realtà
avevo chiuso il blog l’8 aprile per riaprirlo alcuni
mesi dopo.
Presentando il mio solito censimento degli alberi
abbattuti dal Comune e non sostituiti, scrivevo:
«Manca il polso della situazione e si è notato con il
primo crollo in piazza A. Torlonia: io ci passavo sotto di frequente e non ci
voleva molto a capire che qualcosa non andava in quel ramo che rilasciava della
strana poltiglia giallina dopo i temporali. (Non sono stato l’unico a notare tale
particolare)»,
1° settembre 2016. Avevo
assistito a quel grosso ramo che si afflosciava, ma non è stato l’unico. (Luigi Salucci scrisse: «È troppo chiedere di
finanziare uno studio approfondito e rapido sugli alberi di Piazza Torlonia per
capire finalmente quali sono da abbattere perché a rischio per poi sostituirli
con nuove piante?», AvezzanoInforma 1°
luglio 2016). A proposito di un pezzo apparso nel
web (TerreMarsicane), riguardante il
ramo di un piccolo, giovane albero in via Trieste in prossimità di via mons.
P.M. Bagnoli, lato Curia, a fianco del lampione – poi fatto recidere dal Comune
chissà perché –, io appuntavo:
«Non era
questione di meteorologia [7 luglio 2016], né dell’incuria dell’Amministrazione
comunale in realtà, bensì di alcol ingurgitato nei bar della zona a far
appendere qualche giovinastro a un ramo basso. […] Due settimane prima lungo
una via parallela [via Trento, all’altezza dei numeri civici 40 e 42], era stato
invece spezzato – probabilmente per lo stesso motivo – un alberello», pubblicato
inizialmente con Il Martello del Fucino.
Orbene, un grosso ramo che si affloscia sul
marciapiede o peggio ancora, sulla carreggiata è una notizia; un giornalista è
libero anche di aggiungere dei riempitivi (una generosa cucchiaiata di moralismo,
supposizioni, eccetera), ma in tal caso lo stesso è poi costretto a comportarsi
nella medesima maniera anche in casi analoghi, altrimenti perde in affidabilità
e scatta puntuale l’accusa d’essere un menestrello a gettone. A distanza di un
paio d’anni: se vi erano persone che hanno notato alcune strisce di «segatura»
lunghe una dozzina di centimetri e larghe un paio al massimo, vuoi tu che nessuno
abbia mai visto un Homo sapiens
appendersi a un ramo basso per spezzarlo? (È diverso dall’arrampicarsi su
un albero). Allo stesso modo, vuoi che nessuno abbia mai notato qualche
adolescente scuotere – almeno – il fusticino della pianta dalle mie parti? Un
paio di volte, ho fermato quei bravissimi ragazzi bestemmiando. (È reato dire quella
cosa in pubblico, ma in compenso ha interrotto quello stupido gioco). Vuoi, per
finire, che nessuno abbia visto gli alti e perciò strani ceppi nel cuore del
centro, per settimane?
L’alberello «estratto» e i tre spezzati, collegati
tra loro per questioni geografiche e temporali – cfr. post dello scorso 17
agosto –, erano in realtà quattro notizie perché era stato irrimediabilmente
danneggiato un bene della comunità. Almeno quattrini. (A proposito di
alberelli, al tempo della loro collocazione, almeno un paio non attecchirono;
di chi era la responsabilità in quel caso: Comune, fornitore, entrambi?)
Durante questo periodo ho
maturato la convinzione che dovrebbe far notizia anche una piccola parte
dei rametti che s’incontrano sparsi per terra – in assenza di fenomeni
meteorologici come pioggia intensa, forte grandinata, neve copiosa.
Pochi giorni prima delle Amministrative
2017, negli ultimi della consiliatura Di Pangrazio, è stata eliminata
una grossa, vecchia pianta in piazza del Mercato (confluenza della via omonima con
via B. Croce): non era una notizia e perciò non se n’è parlato. Nel giro di una
settimana, qualche metro quadrato di quella piazza è stato ricoperto
dall’asfalto ergo,
quell’albero non andava rimpiazzato. Era una mezza notizia – trattandosi
di un luogo storico – e anche stavolta, giustamente, non se n’è parlato: ok. Otto mesi dopo – con
l’amministrazione De Angelis –, all’inizio dei lavori per la
ristrutturazione di piazza A. Torlonia, si è assistito – in modo letterale per
quanto mi riguarda – all’abbattimento di diversi alberi; alcuni furono prontamente
sostituiti. In questo caso nel web: apriti cielo! (Web nel senso:
testate giornalistiche, non Facebook o Twitter). ‘Due pesi due misure’ anche in
questo caso, o no? (È bene precisare – per chi mi segue dall’estero –, che diversi
avezzanesi hanno contestato l’abbattimento di decine d’alberi dichiarati pericolanti).
L’orografia della Marsica fa probabilmente proliferare
le banderuole.
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