(«La mafia? Che cos’è ‘sta mafia che io
non l’ho mai vista?»). Riprendo dalla fine di questo lungo battibecco estivo
sugli organi d’informazione – non se ne parla in giro, come ho già raccontato
–, originato da 1500 metri di pista
ciclabile su centinaia di chilometri.
(In tutto questo tempo ne ho discusso, en
passant, giusto con un conoscente che non vedevo da un paio d’anni, la
settimana scorsa). Già, di che cosa parla la gente, in particolare quella che
abita dalle mie parti?
Io ho lamentato qualcosa riguardante il
centro, per via degli ingorghi pedonali dovuti ai marciapiedi troppo stretti…
Negli ultimi anni invece, persone più prossime ai locali si sono lamentate tra
loro e con me per il rumore prodotto, derivante da quelle attività soprattutto durante
i week end estivi, almeno fino alle 3; anche dei giovani che pisciano e
vomitano dove capita – un paio di questi sono privi dei bagni. (Glisso sui
bicchieri frantumati nelle vicinanze dei bar e il teppismo spicciolo). Non si
parla di queste cose nei mezzi d’informazione, perché i gestori dei locali «stanno
lavorando» e il lavoro nel profondo Sud, è notoriamente sacro. (Sono
altrettanto intoccabili, per motivi che mi sono sempre sfuggiti, anche i loro
frequentatori).
Proseguo su questa linea. Chi conosce i
miei super-poteri, sa che io sono il solo residente – su oltre 39mila nel capoluogo – che nota, nelle
rare serate in cui mette il becco fuori di casa, i giovinastri intenti ad
appendersi ai rami più bassi degli alberi di piccole dimensioni per spezzarli. Nella
notte tra sabato e domenica, succede che qualcuno riesce a strappare un ramo di
una certa grandezza – non hanno mai fatto testo quelli piccoli. L’ultima volta
è stata lo scorso 29 luglio (incrocio corso della Libertà-via mons. D. Valerii,
lato Curia) e non ne ha trattato nessuno a differenza di casi simili,
prevedibilmente. (Il ramo si trovava a terra sul marciapiede; non penzolava,
perciò: niente foto classica del «ramo gigantesco sull’automobile» a uso di
babbione). In casi del genere, incroci talvolta la testata che tira in ballo – dopo
un paio di giorni – la mancata manutenzione del verde pubblico da parte del
Comune. (Era ovviamente colpa del sindaco, quando aveva anche l’interim alla Cultura, le scritte su
alcuni muri del centro – anche tinteggiati di fresco – con lo spray).
Nei paraggi, vi è anche la vicenda degli
irrigatori che perdono acqua: c’entra di mezzo, è colpa dell’assessore
competente, secondo alcuni. Io invece sono stato sempre indeciso tra l’oscuro
sortilegio, l’intensa attività sulla superficie solare e qualche gruppuscolo di
spiritelli ctonî locali. Nei mesi passati, io ne ho visto un paio ma in periferia – nelle rotonde su via E.
Tirabassi e via L. Einaudi – e perciò non hanno fatto notizia come i soliti, al centro. (È bellissimo l’effetto-trina di quelli in piazza B.
Corbi in caso di gelate). Lo scorso 3 agosto, è arrivata l’illuminazione: una
testata ha usato, sorprendentemente, il termine «rotto». Ergo, siamo finalmente
autorizzati a parlare dell’azione d’imprecisati Homo sapiens teppisti.
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