Stavolta passo da una repubblichina – part time – basata sulla geografia a un’altra, che riposa su un argomento (issue). Gli agronomi consultati dall’assessore all’Ambiente, oltre
a consigliare determinate essenze avranno anche raccomandato, di non far
entrare i cani in piazza A. Torlonia una volta ultimati i lavori. (L’assessore
fa l’avvocato). Crescenzo Presutti ha puntualmente riferito ai concittadini. È
presto scattata una piccola rivolta ma contro l’assessore. (I meridionali sono abili
nel gioco di sponda). Nessuno ha confutato, contestato le conoscenze dei tecnici:
bisognava invece dimostrare, con i dati,
che la pipì dei cani non arreca danni di sorta a X baccata, Y sempervirens,
Z hirsutum, K giganteum, oppure che essa è addirittura salutare per le piante in questione. L’assessore all’Ambiente si è
comportato da amministratore preoccupato per la piantumazione periodica – i
suoi costi –, in caso i cani mettano
le zampe (soprattutto l’uccellino/a) da quelle parti, mentre sull’altro fronte –
Zampa Amica, 26 luglio 2018 – si è ricorso al principio leggermente alcolico
del «cane come buon cittadino». Si poteva discutere, negoziare? Certo che no.
È bene ripetere il ritornello: perché
impegnarsi tanto per una facoltà di Agraria in città, se i consigli di persone
con uguali o simili studi alle spalle sono messi da parte – con disinvoltura – ad
Avezzano, ormai da nove mesi?
Appare giusto così questa contesa dai
mezzi d’informazione. Un genitore – laicamente, serenamente, silenziosamente – evita
di portare un figlio piccolo in un posto se questo è sporco, degradato senza
badar troppo all’appartenenza di chi lo rende tale (Canis
lupus familiaris, Columba livia, Felis catus, Homo
sapiens, Mus musculus).
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