venerdì 24 agosto 2018

Impro, H bis

Stavolta passo da una repubblichina – part time – basata sulla geografia a un’altra, che riposa su un argomento (issue). Gli agronomi consultati dall’assessore all’Ambiente, oltre a consigliare determinate essenze avranno anche raccomandato, di non far entrare i cani in piazza A. Torlonia una volta ultimati i lavori. (L’assessore fa l’avvocato). Crescenzo Presutti ha puntualmente riferito ai concittadini. È presto scattata una piccola rivolta ma contro l’assessore. (I meridionali sono abili nel gioco di sponda). Nessuno ha confutato, contestato le conoscenze dei tecnici: bisognava invece dimostrare, con i dati, che la pipì dei cani non arreca danni di sorta a X baccata, Y sempervirens, Z hirsutum, K giganteum, oppure che essa è addirittura salutare per le piante in questione. L’assessore all’Ambiente si è comportato da amministratore preoccupato per la piantumazione periodica – i suoi costi –, in caso i cani mettano le zampe (soprattutto l’uccellino/a) da quelle parti, mentre sull’altro fronte – Zampa Amica, 26 luglio 2018 – si è ricorso al principio leggermente alcolico del «cane come buon cittadino». Si poteva discutere, negoziare? Certo che no.
È bene ripetere il ritornello: perché impegnarsi tanto per una facoltà di Agraria in città, se i consigli di persone con uguali o simili studi alle spalle sono messi da parte – con disinvoltura – ad Avezzano, ormai da nove mesi?

Appare giusto così questa contesa dai mezzi d’informazione. Un genitore – laicamente, serenamente, silenziosamente – evita di portare un figlio piccolo in un posto se questo è sporco, degradato senza badar troppo all’appartenenza di chi lo rende tale (Canis lupus familiaris, Columba livia, Felis catus, Homo sapiens, Mus musculus).

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