Un bonus
track per la Marsica occidentale? Accontento subito, ripetendo in qualche
maniera il pezzo precedente. Parto da due fatterelli, marginali ma che illuminano
alcuni aspetti dell’ambiente avezzanese. Sono vicende nate entrambe su Facebook
e poi approdate su alcune testate – ciò dà un’idea delle eccelse cime toccate
dal giornalismo locale.
Il primo. Dario Raglione ha riferito il
termine «trogloditi» a imprecisati commercianti su Facebook; l’associazione cui
appartiene si è scusata, dopo che quel controverso vocabolo era finito su una
testata giornalistica locale: Cmsm aveva evidentemente ritenuto che erano state
offese delle persone. Alzo le mani da affezionato lettore di Michel Foucault; in
ogni modo, troglodita = «2. In similitudini o in
usi fig., persona che abita o vive in locali e ambienti sotterranei o
interrati, o comunque privi di luce e di aria: vivono in uno scantinato,
come trogloditi; più spesso, persona primitiva, rozza, o molto arretrata
sul piano culturale e scientifico: quello è un t., non sa nemmeno
parlare; non vedi come veste? è una t.; in fatto di informatica,
mi considero un troglodita»,
Treccani dixit.
Nella grottesca vicenda, non poteva
mancare l’espressione «querela per diffamazione». Non trattandosi di un’offesa
gratuita – da cui è invece nato il caso –, si può chiedere che cosa volesse
dire quel medico a chi segue il profilo Facebook utilizzato. Il termine indica appunto,
gente che è rimasta «indietro». Domanda:
indietro rispetto a chi o a cosa? Lo spiego in breve.
L’Europa è nata e si è sviluppata,
partendo proprio dal ripetere un
repertorio architettonico locale, fin dal Medioevo. La forma irregolare di
piazza san Bartolomeo, il guazzabuglio delle linee spezzate presenti nella
città distrutta dal terremoto, proveniva da lontano, nel tempo e nello spazio. Chi
viaggiava notava qualcosa di nuovo in giro e tornato a casa, proponeva la
stessa ai concittadini. Succede questo spontaneamente
da oltre un millennio nel nostro continente; non è mai stato obbligatorio costruire quegli elementi,
ma tra ciò e opporsi a uno o più di essi, ce ne passa perché dei simili rifiuti,
colpiscono il nostro modo di vivere,
da decine di generazioni. (Lo feriscono in maniera odiosa e ingiustificabile, particolarmente in
una repubblica democratica come l’Italia). Chi proviene da fuori, si orienta, giudica una città considerando gli «oggetti» a lui familiari che
incrocia in giro: più uno ne vede, meglio è per il posto che visita. L’opposizione
a un palasport, un’isola pedonale o un museo, prefigura una perdita collettiva, più che una diversa
opinione. È un intralcio o un vantaggio
per la città, la recente area archeologica ricavata dentro il perimetro della
vecchia Avezzano? (C’entra perciò come i cavoli a merenda nelle vicende
recenti, la «condivisione», i molti commercianti, la «rivolta popolare», gli
«alcuni residenti» e roba del genere).
Ero favorevole all’anello a senso unico
(Floris2) perché esso fungeva come
una sorta di circonvallazione per chi doveva semplicemente attraversare la
città; tale infrastruttura è tipica degli anni Sessanta in Italia, ma non è mai
arrivata in cima ai pensieri degli avezzanesi, neanche mezzo secolo dopo – eppure
sfoltirebbe il traffico, soprattutto al centro. Dieci anni fa, è stato aperto
il primo centro commerciale – avversato da alcuni commercianti del posto; ho
già raccontato che si trattava di un’invenzione nord-americana degli anni
Cinquanta, del secolo scorso. Le grandi città europee hanno preso a eliminare i
parcheggi nel loro centro storico, da pochi anni: io non ricorderò una vicenda
del genere, da noi eppure siamo longevi in famiglia.
Mi ha perciò oltremodo disgustato il
caso del direttivo di un’associazione, che si è dovuto scusare per una non-offesa di uno dei suoi fondatori, rimasto
certo intrappolato – anche lui – nella coltre di oscurantismo accumulata negli
ultimi decenni. (1/2)
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