venerdì 3 agosto 2018

Notizie che non lo sono 1

Un bonus track per la Marsica occidentale? Accontento subito, ripetendo in qualche maniera il pezzo precedente. Parto da due fatterelli, marginali ma che illuminano alcuni aspetti dell’ambiente avezzanese. Sono vicende nate entrambe su Facebook e poi approdate su alcune testate – ciò dà un’idea delle eccelse cime toccate dal giornalismo locale.
Il primo. Dario Raglione ha riferito il termine «trogloditi» a imprecisati commercianti su Facebook; l’associazione cui appartiene si è scusata, dopo che quel controverso vocabolo era finito su una testata giornalistica locale: Cmsm aveva evidentemente ritenuto che erano state offese delle persone. Alzo le mani da affezionato lettore di Michel Foucault; in ogni modo, troglodita = «2. In similitudini o in usi fig., persona che abita o vive in locali e ambienti sotterranei o interrati, o comunque privi di luce e di aria: vivono in uno scantinato, come trogloditi; più spesso, persona primitiva, rozza, o molto arretrata sul piano culturale e scientifico: quello è un t., non sa nemmeno parlare; non vedi come veste? è una t.; in fatto di informatica, mi considero un troglodita», Treccani dixit.
Nella grottesca vicenda, non poteva mancare l’espressione «querela per diffamazione». Non trattandosi di un’offesa gratuita – da cui è invece nato il caso –, si può chiedere che cosa volesse dire quel medico a chi segue il profilo Facebook utilizzato. Il termine indica appunto, gente che è rimasta «indietro». Domanda: indietro rispetto a chi o a cosa? Lo spiego in breve.
L’Europa è nata e si è sviluppata, partendo proprio dal ripetere un repertorio architettonico locale, fin dal Medioevo. La forma irregolare di piazza san Bartolomeo, il guazzabuglio delle linee spezzate presenti nella città distrutta dal terremoto, proveniva da lontano, nel tempo e nello spazio. Chi viaggiava notava qualcosa di nuovo in giro e tornato a casa, proponeva la stessa ai concittadini. Succede questo spontaneamente da oltre un millennio nel nostro continente; non è mai stato obbligatorio costruire quegli elementi, ma tra ciò e opporsi a uno o più di essi, ce ne passa perché dei simili rifiuti, colpiscono il nostro modo di vivere, da decine di generazioni. (Lo feriscono in maniera odiosa e ingiustificabile, particolarmente in una repubblica democratica come l’Italia). Chi proviene da fuori, si orienta, giudica una città considerando gli «oggetti» a lui familiari che incrocia in giro: più uno ne vede, meglio è per il posto che visita. L’opposizione a un palasport, un’isola pedonale o un museo, prefigura una perdita collettiva, più che una diversa opinione. È un intralcio o un vantaggio per la città, la recente area archeologica ricavata dentro il perimetro della vecchia Avezzano? (C’entra perciò come i cavoli a merenda nelle vicende recenti, la «condivisione», i molti commercianti, la «rivolta popolare», gli «alcuni residenti» e roba del genere).
Ero favorevole all’anello a senso unico (Floris2) perché esso fungeva come una sorta di circonvallazione per chi doveva semplicemente attraversare la città; tale infrastruttura è tipica degli anni Sessanta in Italia, ma non è mai arrivata in cima ai pensieri degli avezzanesi, neanche mezzo secolo dopo – eppure sfoltirebbe il traffico, soprattutto al centro. Dieci anni fa, è stato aperto il primo centro commerciale – avversato da alcuni commercianti del posto; ho già raccontato che si trattava di un’invenzione nord-americana degli anni Cinquanta, del secolo scorso. Le grandi città europee hanno preso a eliminare i parcheggi nel loro centro storico, da pochi anni: io non ricorderò una vicenda del genere, da noi eppure siamo longevi in famiglia.

Mi ha perciò oltremodo disgustato il caso del direttivo di un’associazione, che si è dovuto scusare per una non-offesa di uno dei suoi fondatori, rimasto certo intrappolato – anche lui – nella coltre di oscurantismo accumulata negli ultimi decenni. (1/2)

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