venerdì 17 agosto 2018

Impro, G

Considerando tra amici il clima costruito ad arte ad Avezzano, riguardo a piste ciclabili e isola pedonale per un trentennio, si è poi proseguito sull’opinione pubblica: essa è senza dubbio qualcosa di manipolabile. I giovinastri mi raccontavano la paranoia dell’invasione degli stranieri mentre i dati ci dicono l’opposto. Stesso discorso per l’aumento della delinquenza: le fredde cifre più che le espressioni facciali mostrate in favore di telecamera, ci mostrano che non è vero. Non è in realtà una faccenda che investe solo le testate giornalistiche nazionali, estesi network televisivi e radiofonici, strateghi della comunicazione che vivono nelle grosse città e che postano frequentemente su Facebook e Twitter in vece del committente. È agevole indirizzare l’opinione pubblica anche in ambienti ristretti, di montagna e nel Meridione.
Ho raccontato la ricorrenza delle espressioni «asfalto elettorale» e «asfalto pre-elettorale» riferita all’ex sindaco Giovanni Di Pangrazio, all’inizio della lunga campagna elettorale per le Amministrative 2017 – pubblicati anche su SITe. La prima volta è stata dopo alcuni mesi dopo il suo insediamento: mancavano circa quattro anni e mezzo dalle elezioni più vicine. Durante il suo mandato, si è assistito a un’estenuante sequela di lamentele da parte dei cittadini ma non solo, per le buche lungo le carreggiate e sui marciapiedi. Lui, tra l’altro, è intervenuto pesantemente con le betoniere ma puntualmente qualche testata giornalistica sfoderava la solita accusa: «asfalto elettorale». Di Pangrazio si è perciò trovato tra due fuochi per quasi cinque anni; avrebbe lasciato la fascia tricolore e soprattutto abbandonato la politica, se fosse davvero un tecnico. Nel suo ultimo periodo, la sua Amministrazione ha registrato l’apertura di un nuovo fronte: un maggiore interessamento dei mezzi d’informazione al nostro patrimonio arboreo. Le testate giornalistiche hanno preso a raccontare di rami caduti. Erano questi considerati dalla cronaca locale – lo sono ancora – tutti uguali; sia quelli di maestosi alberi con quasi un secolo di vita alle spalle, casomai malaticci, reduci dall’ennesimo acquazzone estivo, una grandinata, una nevicata, una giornata particolarmente ventosa, sia quelli delle essenze piantate di recente e perciò molto giovani, piuttosto basse e in assenza di fenomeni meteorologici rilevanti. Perché è possibile tutto questo? Nell’estate di alcuni anni fa, ho contato tre alberelli con il tronco (4 cm di diametro, sì e no) spezzato a un’altezza tra gli 80 e i 90 cm, più un altro «collega» interamente a terra – pochi giorni dopo il suo sostegno. Era palese vandalismo – a differenza dei rami (piccoli, grandi) a portata di mano e misteriosamente penzoloni. Ne trattarono le testate giornalistiche? A proposito: vi è lo stesso clamore mediatico per un ramo caduto o strappato ai tempi della passata Amministrazione (Di Pangrazio) quando capita lo stesso, ai nostri giorni? È passato solo un paio d’anni, dovremmo ricordarcelo bene tutti.

È andato in scena un copione simile con il nuovo sindaco. L’assessore all’Ambiente ha preso a far monitorare il nostro patrimonio arboreo dai tecnici e poi, zac! (Nel senso: quelli pericolanti). Non l’avesse mai fatto, «Manca l’ombra», «È brutto», «Adesso, dove porto i bambini?» e via inventando amenità; altri chiarimenti e rassicurazioni, foto con gli alberi nuovi ripiantati nello stesso posto – in piazza A. Torlonia –, sono state inefficaci e purtroppo, non è una mera questione di pregiudizio. Riprendo: le polemiche contro il taglio degli alberi sotto De Angelis, hanno lo stesso vigore di quando Di Pangrazio compiva la medesima operazione?

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