Torno sulla questione della mancanza di
democrazia e «condivisione», riferita da alcuni alla decisione di realizzare un
sistema di piste ciclabili e un’isola pedonale – è in realtà un progetto di restyling. (Tornerò presto – nuovamente – sulla seconda e sul
post del 3 agosto ma sarò cattivo quanto pignolo). Immaginiamo: un qualsiasi
sindaco vuol trasformare l’edificio della Corradini-Fermi (come si chiama
adesso?) in rimessa per pullman. Ci saranno favorevoli e contrari – spero la
maggioranza. La questione è: sì o no; non esistono soluzioni intermedie e
perciò negoziabili.
È leggermente diversa la vicenda delle
piste ciclabili. Il sistema comprende millecinquecento
metri di piste e ci si poteva accordare tra le parti (Amministrazione
comunale, associazioni di categoria). Perché non si è negoziato, non ci hanno
provato per niente? Mancanza di reciproca fiducia? (È comprensibile un simile atteggiamento
da parte della prima mentre non lo è da parte delle seconde: allora non è vero
che le piste ciclabili danneggerebbero i commercianti e gli artigiani dentro il
Quadrilatero). Il colmo del ridicolo è stato quando chi si è opposto, a priori, alle piste ciclabili, ha in
seguito preso a criticarle.
Il progetto di restyling, con annessa zona pedonale, non è negoziabile, perché un
pezzo di strada (50 metri) compreso tra altre due, è un’unità minima. È la situazione illustrata all’inizio: sì o no. È la classica situazione in cui è impossibile accordarsi.
Perché allora lamentare, da parte delle associazioni di categoria, la mancata «condivisione»
di un progetto cui si è contrari a priori, tradizionalmente? La
questione è un’altra: perché protestare – è un eufemismo, lo so –, a ridosso
dell’inizio dei lavori anziché
quando è stato presentato il progetto, cinque
anni fa? (Per chi conosce tre, quattro
romanzi di Leonardo Sciascia, la seconda è un’interrogativa retorica).
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