giovedì 16 agosto 2018

Impro, F

Riprendo la vicenda del medico avezzanese che aveva dato del troglodita a quattro imprecisati commercianti per la loro contrarietà alle piste ciclabili. Quando mi è stata raccontata – probabilmente dal diretto interessato –, io ho immediatamente aggiunto, tutto serio: «Sì, ma la datazione è sbagliata». Il mio interlocutore non vi ha badato e ha proseguito.
Nel nostro immaginario, troglodita rimanda al termine Paleolitico – di là delle classificazioni. Gli uomini d’allora, giunti in Europa da alcuni millenni (Paleolitico superiore), trascorrevano abbastanza tempo dentro le caverne; essi hanno lasciato numerose tracce della loro tecnologia. Abbiamo anche tutti presente le pareti disegnate nelle grotte di Lascaux (Francia) e quelle più recenti d’Altamira (Spagna). Possiamo ancora visitare quelle rudimentali – per noi s’intende – opere d’arte, perché nel corso dei millenni a nessuno, è mai saltato in mente di rovinarle o cancellarle eppure ci sembrano fluttuare, essere effimere. Adesso torno nuovamente al restyling di piazza Risorgimento. Nella mente di alcuni commercianti e altri personaggi negli ultimi tempi invece, un conto è la parte superiore della piazza (in via di ristrutturazione), un altro la carreggiata e il marciapiede confinanti lungo via C. Corradini – per il momento. I documenti inerenti all’urbanistica – come scrissi agli esordi del vecchio blog – sono generalmente considerati alla stregua della carta straccia, dai compaesani. Per decenni, non a caso, si è sviluppato un rilevante abusivismo edilizio. (Vi è stato ovviamente anche chi si è comportato in maniera corretta). Chi ha costruito una o più abitazioni in modo abusivo, non automaticamente si è dedicato anche nell’arte della truffa, del furto con scasso, addirittura dell’omicidio. (Avranno fatto sicuramente i moralisti all’epoca di Tangentopoli – «I politici sono tutti ladri!» –, vabbè). Chi considera divisibile quel progetto di restyling è almeno un troglodita. Tutto felice della nuova, più precisa datazione, esco a farmi quattro passi e noto che il comune commerciante raggiunge il posto di lavoro con l’automobile, porta con sé uno smartphone e alza la saracinesca utilizzando l’elettricità. Come la metto a questo punto? La domanda che pongo solitamente adattata alla situazione particolare: è utile a una parte in contesa con un’altra, stabilire che l’avversario si comporta allo stesso modo dei nostri antenati vissuti nel Paleolitico medio o anche in precedenza? Penso di no – anche in Occidente, negli ultimi decenni.
Più che altro io avrei irriso l’uso ricorrente delle iperboli – una vecchia storia per chi mi segue da anni –, prese per oro colato dai mezzi d’informazione, gli scenari da post-Apocalisse riproposti annualmente, l’ipocrisia nascosta dietro tanti discorsi. (Tutto questo dato in pasto all’opinione pubblica, senza timore d’apparire ridicoli). Simpatica la locuzione che ha fatto breccia anche nel mondo politico locale: qualsiasi modifica dello stato presente è considerata la «pietra tombale» del centro. L’esperienza dovrebbe invece insegnare a molti avezzanesi che nessun centro cittadino o agglomerato urbano è sprofondato nelle viscere della Terra, sparito nel nulla dopo l’adozione di un’isola pedonale o qualche decina di chilometri di piste ciclabili, almeno nell’ultimo mezzo secolo. La città è qualcosa di più complesso della rappresentazione piuttosto banale, fornita da un troncone di una categoria.

Vedremo come andrà a finire.

Nessun commento:

Posta un commento