mercoledì 8 agosto 2018

Impro, B

Ho raccolto alcuni giudizi contro la pista ciclabile in costruzione e ho notato la ricorrenza di un aggettivo tipico del Novecento: «inutile, costosa», «inutile e dannosa», «inutile ed inutilizzabile». Nessuno finora ha spiegato perché è inutile – nessun giornalista l’ha chiesto durante le interviste. (Glisso sui presunti costi per le nostre casse comunali).
Possiamo definire inutili determinati rifiuti che noi tutti allontaniamo – scorie nucleari, ceneri tossiche prodotte dall’incenerimento, eccetera. Sono inutili – per chi ancora le ricorda – le bestie da soma, impiegate fino agli anni Sessanta in agricoltura; non le vedi più in giro: che te ne faresti oggi?
Stiamo da mesi parlando – non discutendo – di realizzazioni (isola pedonale, pista ciclabile) che da decenni si sono affermante nel nostro continente, che notiamo e utilizziamo quando usciamo da queste montagne e sono perciò tutt’altro che inutili. (C’entra di mezzo anche una generosa componente d’ipocrisia, in questa vicenda). Le trovi in città che hanno un efficiente trasporto pubblico (tram, autobus, metropolitana) e l’Italia – potendo interessare – punta molto allo sviluppo della propria rete ciclabile. Avezzano potrebbe avere la sua isola pedonale – ok, risicata –, dopo sessantasei anni dalla sua prima apparizione.

(È tornata in auge l’idea di un’isola pedonale dalle parti di piazza A. Torlonia. A questo punto, perché non acquistare un pezzo di Tagliacozzo, Celano o Pescina per farci passeggiare gli avezzanesi in santa pace? «Tanto, ce l’hanno tutti la macchina…»).

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