mercoledì 28 agosto 2019

Naked 1

Riprendo la questione dell’architettura (europea) e della botanica. (Prima, un po’ di folclore locale). Mi capitava di notare, appena riaperto il lato nord di piazza Risorgimento –, delle persone con un termometro bene in vista – maschi, femmine; loro sostavano sì e no un minuto e poi si allontanavano pensosi. (Immagino che poi andassero a masturbarsi con Facebook per almeno pareggiare il ridicolo rimediato in pubblico – come se esistessero delle serie storiche con cui confrontare i loro dati e soprattutto, le misurazioni si eseguissero in quella maniera, con il termometro prelevato dal balconcino).
Era già spuntata come l’erba cattiva l’obiezione della «piazza vuota» per via di qualche albero in meno. Tutto ciò significa essenzialmente che si ha un’idea almeno vaga della piazza italiana, meno ampia della nostra, senza piante, verzura né ammennicoli. (Domanda: dove vanno in giro gli avezzanesi oltre a Silvi Marina e Francavilla al Mare?) Immagino che molti guardando il suo lato nord e perciò scoprendo com’è veramente una parte di piazza Risorgimento, si siano all’improvviso accorti come questa non piaccia loro, minimamente. (Immaginarsi se avessero eliminato anche le altre due file di alberi…)
Un semplice gioco che io consiglio: raggiungere piazza Risorgimento e quella del Mercato provenendo da sud. Nel primo caso, ci si trova davanti a un fondale, sobrio ma decente; esso mostra come si è costruito negli anni Venti ad Avezzano – non più di due piani anche lungo via dell’Impero: è accettabile nonostante tutto. È un altro paio di maniche il secondo caso; i tre tigli in meno mostrano – per il momento – una «chiusura» ben diversa, a livello qualitativo, di quella piazza rispetto ai citati edifici lungo via C. Corradini. (Ci si arriva da via XX Settembre – piazza del Mercato e B. Corbi, indicano entrambe due diverse superfici, è invece unico il «buco» tridimensionale). Gli alberi da mettere a dimora lasceranno meglio intravedere le «chiusure» sui lati in due casi, rispetto al passato recente.
Ecco, ci troviamo davanti a manufatti costruiti dagli avezzanesi, non da altri: è soprattutto questa la nostra storia e bisogna farsene una ragione. (Manufatti ideati e costruiti, non piante messe a dimora). Perché, nel caso di piazza del Mercato, abbiamo delle quinte così mediocri? (Si salvano giusto alcune vecchie costruzioni). C’è da augurarsi che quel posto rimanga senza alberi per un periodo – anche i restanti platani –, per far capire ai concittadini quale grossa occasione hanno sprecato le varie amministrazioni comunali nell’arco di un secolo – loro, invece, facevano il gioco del silenzio. (Si tratta di una piazza centrale, è bene non dimenticarlo).

P.S. È uscito in libreria (la solita) Scantonamenti, attraversamenti.

Nessun commento:

Posta un commento