Riprendo
la questione dell’architettura (europea) e della botanica. (Prima, un po’ di
folclore locale). Mi capitava di notare, appena riaperto il lato nord di piazza
Risorgimento –, delle persone con un termometro bene in vista – maschi,
femmine; loro sostavano sì e no un minuto e poi si allontanavano pensosi. (Immagino
che poi andassero a masturbarsi con Facebook per almeno pareggiare il ridicolo
rimediato in pubblico – come se esistessero delle serie storiche con cui
confrontare i loro dati e soprattutto, le misurazioni si eseguissero in quella
maniera, con il termometro prelevato dal balconcino).
Era già
spuntata come l’erba cattiva l’obiezione della «piazza vuota» per via di
qualche albero in meno. Tutto ciò significa essenzialmente che si ha un’idea almeno
vaga della piazza italiana, meno ampia
della nostra, senza piante, verzura né ammennicoli. (Domanda: dove vanno in
giro gli avezzanesi oltre a Silvi Marina e Francavilla al Mare?) Immagino che
molti guardando il suo lato nord e perciò scoprendo com’è veramente una parte di piazza Risorgimento, si siano
all’improvviso accorti come questa non piaccia loro, minimamente. (Immaginarsi
se avessero eliminato anche le altre due file di alberi…)
Un
semplice gioco che io consiglio: raggiungere piazza Risorgimento e quella del Mercato
provenendo da sud. Nel primo caso, ci si trova davanti a un fondale, sobrio ma
decente; esso mostra come si è costruito negli anni Venti ad Avezzano – non più
di due piani anche lungo via dell’Impero: è accettabile nonostante tutto. È un
altro paio di maniche il secondo caso; i tre tigli in meno mostrano – per il
momento – una «chiusura» ben diversa, a livello qualitativo, di quella piazza rispetto ai citati edifici lungo via
C. Corradini. (Ci si arriva da via XX Settembre – piazza del Mercato e B.
Corbi, indicano entrambe due diverse superfici, è invece unico il «buco» tridimensionale).
Gli alberi da mettere a dimora lasceranno meglio intravedere le «chiusure» sui
lati in due casi, rispetto al passato recente.
Ecco, ci
troviamo davanti a manufatti costruiti
dagli avezzanesi, non da altri: è soprattutto questa la nostra storia e bisogna farsene una
ragione. (Manufatti ideati e costruiti,
non piante messe a dimora). Perché, nel caso di piazza del Mercato, abbiamo
delle quinte così mediocri? (Si salvano giusto alcune vecchie costruzioni). C’è
da augurarsi che quel posto rimanga senza alberi per un periodo – anche i
restanti platani –, per far capire ai concittadini quale grossa occasione hanno
sprecato le varie amministrazioni comunali nell’arco di un secolo – loro,
invece, facevano il gioco del silenzio. (Si tratta di una piazza centrale, è
bene non dimenticarlo).
P.S. È
uscito in libreria (la solita) Scantonamenti,
attraversamenti.
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