lunedì 12 agosto 2019

The Sound of Water

Si continua a discutere degli alberi in piazza del Mercato semplicemente perché ne trattano gli organi d’informazione. Allargo il discorso per non annoiarvi.
Com’è stata finora raccontata la vicenda? È all’incirca l’usato frame, riveduto: governanti vs popolo.
Prendo un paio di frammenti, in ordine d’apparizione. «gli alberi saranno tagliati non [perché] estremamente pericolosi ma [perché] cozzano con il progetto della nuova piazza», CoNAlPa, 7 agosto 2019. «Ma quello che ci rammarica veramente è la scarsa sensibilità mostrata dalla precedente Amministrazione che non ha mai contemplato neanche l’ipotesi di concepire un progetto di riqualificazione della zona salvaguardando l’esistente», M5s, 9 agosto 2019.
Domanda, chi firma – perciò elabora – un simile progetto: la Giunta comunale o un professionista (ingegnere, architetto)? Tutto qua.
Il sindaco o un assessore, nel nostro caso, avrà certamente chiesto al progettista di sistemare qualcosa per attrarre persone in ciò che resta di quella piazza: si tratta in qualche maniera di un restyling. Il professionista ha preferito non rischiare – almeno secondo me –, proponendo una soluzione già sperimentata altrove. L’idea di esistente che si costruisce un ingegnere o un architetto, è diversa da quella degli estensori dei precedenti frammenti. La preesistenza secondo un ingegnere o un architetto – degno di tale titolo – è la tessitura di un brano di città, un complesso edilizio, un edificio – la sua facciata. Il verde pubblico è tuttora un elemento secondario nella progettazione. (Fa sorridere – anche per altri motivi – l’espressione «alberi storici»; fa sganasciare dalle risate leggere che quel posto è: «l’ultimo pezzo di storia di questa città»).

C’entra come i cavoli a merenda, la passata Amministrazione nella stesura del progetto: esso ha un nome e un cognome.

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