Si
continua a discutere degli alberi in piazza del Mercato semplicemente perché ne
trattano gli organi d’informazione. Allargo il discorso per non annoiarvi.
Com’è
stata finora raccontata la vicenda? È all’incirca l’usato frame, riveduto: governanti vs
popolo.
Prendo un
paio di frammenti, in ordine d’apparizione. «gli alberi saranno tagliati non [perché] estremamente
pericolosi ma [perché] cozzano con il progetto della nuova piazza»,
CoNAlPa, 7 agosto 2019. «Ma quello che ci rammarica veramente è la scarsa
sensibilità mostrata dalla precedente Amministrazione che non ha mai
contemplato neanche l’ipotesi di concepire un progetto di riqualificazione
della zona salvaguardando l’esistente», M5s, 9 agosto 2019.
Domanda,
chi firma – perciò elabora – un
simile progetto: la Giunta comunale o
un professionista (ingegnere,
architetto)? Tutto qua.
Il sindaco o un assessore, nel nostro caso, avrà certamente chiesto al progettista
di sistemare qualcosa per attrarre persone in ciò che resta di quella piazza:
si tratta in qualche maniera di un restyling.
Il professionista ha preferito non
rischiare – almeno secondo me –, proponendo una soluzione già sperimentata
altrove. L’idea di esistente che si costruisce un ingegnere o un architetto, è
diversa da quella degli estensori dei precedenti frammenti. La preesistenza
secondo un ingegnere o un architetto – degno di tale titolo – è la tessitura di un brano di città, un complesso edilizio, un edificio – la sua facciata. Il verde
pubblico è tuttora un elemento secondario nella progettazione. (Fa sorridere –
anche per altri motivi – l’espressione «alberi storici»; fa sganasciare dalle
risate leggere che quel posto è: «l’ultimo pezzo di storia di questa città»).
C’entra
come i cavoli a merenda, la passata Amministrazione nella stesura del progetto: esso ha un nome e un cognome.
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