Mi sono
state mosse un paio di critiche per l’ultimo post. Prima. Una veemente nota dell’ex
sindaco (MarsicaLive e TerreMarsicane, lo scorso 6 agosto) contro
lo stesso comunicato, mi ha fatto passare per buonista – nel senso: dovevo essere più cattivo. Seconda. Avrei
dovuto porre la stessa domanda anche a quelli di piazza del Mercato – che hanno
continuato a raccogliere le firme per impedire l’abbattimento degli alberi. Vado
per ordine.
(La
prima). Io ho ripreso l’espressione – solo quella – «pista ciclabile» dal
comunicato di Giovanni Ceglie (5 agosto 2019); mi ha infastidito che quel tema,
quell’opera pubblica sia stata trattata con una simile superficialità e in
questo periodo. (C’entra anche il fatto di camminare in qualche maniera sullo
scivolosissimo terreno della polemica politica estiva, ovviamente). Ripeto.
Quest’estate, si sta parlando d’inediti finora indomabili incendi, dello
scioglimento della calotta artica, dei rifiuti – riferito ad alcune isolette
galleggianti costituite da rifiuti plastici –, della pericolosa ripresa del
diboscamento in Amazzonia. Possiamo noi avezzanesi che cosa, nel nostro piccolo
per fronteggiare i cambiamenti climatici? È bene continuare a intervenire
sull’efficienza energetica dei nostri edifici (pubblici, privati), utilizzare
meno possibile l’automobile privata, piantare qualche albero nelle zone della
città che maggiormente si «scaldano» durante l’estate, bandire nel territorio
comunale un oggetto di plastica scelto a casaccio ed eliminare asfalto e
cemento inutili – ve n’è davvero tanto sia dell’uno sia dell’altro, dentro
Avezzano. (Far funzionare ciò che intendiamo con il termine quartiere più che continuare
a lambiccarsi il cervello per uno
straccetto di Quadrilatero che, secondo alcuni, dovrebbe servire
addirittura l’intera Marsica). Va perciò nel giusto senso la pista ciclabile.
C’entra poco o niente il ruolo che ricopre una città in un territorio («è davanti agli occhi di tutti l’inutilità della pista ciclabile in un
centro che si è sempre caratterizzato per il commercio, i servizi, le scuole», lo stesso, il 7
agosto sulle identiche testate on-line):
non è un caso che le prime piste ciclabili sono state realizzate nelle grosse
città. (I quattrini per la vecchia ciclabile, sono pervenuti al comune d’Avezzano proprio perché essa doveva legare scuole e servizi). Ceglie scrive di pista ciclabile «subita» – né più né
meno della cosiddetta legge Merli da parte degli industriali, nel 1976: vuoi
mettere la libidine nello scaricare il cazzo che ti pare in un corso d’acqua?
(La
seconda). Non c’entrava la vicenda di piazza del Mercato, nel mio post; vabbè…
Copio, incollo e modifico: «Sarebbe utile sapere dal presidio di piazza del
Mercato che cosa pensa della chiusura al traffico dei due incroci interessati
al restyling di piazza del
Risorgimento – se n’è parlato diffusamente, in apertura, sul quotidiano
regionale (24 e 25 luglio 2019)». Va bene così?
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