Ho purtroppo incontrato pochi amici
tornati da fuori in queste festività natalizie per colpa di un lungo
raffreddore. (È stata un’istruttiva esperienza passare la mattina e il primo
pomeriggio di Natale al Pronto soccorso, senza voce).
Mi sono stati chiesti lumi sulle
vicende apparse, lette nelle nostre testate on-line,
nell’ultimo anno. Li ho accontentati, premettendo che la questione è stata,
anche nel 2018, la manciata di avezzanesi in
meno, rispetto ai quattrocento in
più, cui ci ha abituati il secolo scorso. (È una faccenda che si nota
meglio a scala comprensoriale e regionale – peccato che non se ne parli in giro).
La logica dietro alla pista ciclabile è
la stessa dietro alle rotatorie, anni addietro: si raspano altrove quattrini
per costruire qualcosa. (Che serva o no). Le rotatorie sono finora servite per
evitare incidenti pericolosi o mortali in determinati incroci: è stato un bene
o un male? Tutto qua. Le piste ciclabili ci risparmiano da alcuni mesi almeno
una quantità (bassa, così-così, alta) di sostanze cancerogene nei polmoni.
Anche in questo caso: è un bene o un male? Spingere i cittadini a muoversi a
piedi?
È cresciuto
di poco il patrimonio arboreo avezzanese, tra il 2017 e il 2018. È una buona
notizia per chi vuole adattarsi ai nuovi fenomeni meteorologici legati ai
cambiamenti climatici negli ultimi lustri. (Qualche decina di metri quadrati d’asfalto
rimossi e siamo a cavallo).
È mancata una pianificazione, secondo
chi vive in città più grandi e sono d’accordo, ma in Italia è scomparsa l’idea
di futuro – anche nelle metropoli.
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