venerdì 11 gennaio 2019

The Piper

È dovuto a un necrologio di tipo auto-referenziale il post dello scorso 7 gennaio, si notava poco in esso la persona scomparsa. (Il resto è stato una sfilata di mezzi c.v. e patacche che non solo io ho trovato deprimente). Io ho preferito ricordare un mondo affondato nel vortice degli eventi – che perciò non tornerà – e l’origine lontana di alcuni gruppi professionali operanti in città; è stata una parte dell’esperienza, della vita di un vecchio amico e confinata per di più al tempo dell’adolescenza. (C’è più di uno che, pur non abituato a scrivere, ha inviato agli amici delle cose più dignitose e profonde delle mie e trattandosi di materiali semi-privati, io preferisco non menzionare).
Qualcuno mi ha anche fatto notare questo frammento: «in disaccordo su tutto fin dall’inizio». È stato un fatto casuale; la casualità è dipesa dal periodo in cui siamo cresciuti, oggi è più difficile che si assista a una situazione uguale o almeno simile. Ho letto diverse commemorazioni del famoso Cinquantenario trovandole incomplete, l’anno passato. Che cosa mancava? Si è trattato in maniera marginale delle «barriere» che i nostri fratelli maggiori di mezzo mondo volevano abbattere, anche negli anni precedenti quella data fatidica. In breve: se chiesa, esercito, famiglia o scuola t’impedisce di frequentare gli altri o il mondo, abbandonale. Fuggi. Ho provato la sensazione di essere identico agli altri coetanei, sentirmi come fuso con loro; la curiosità spingeva anche ad accogliere il maggior numero possibile di persone, a trattarle tutte alla stessa maniera, in quegli anni.
Succedeva che in un’iniziativa erano coinvolte persone diverse che normalmente poco si sopportavano, quando non di peggio; si tirava avanti insieme, spronati dall’obiettivo comune ma soprattutto da chi era stato capace di riunire in qualche maniera tante persone. (‘e il padrone non sembrava poi cattivo’). Si è ripetuta la stessa cosa per le faccende della vita privata: persone distanti tra loro per mentalità si sono frequentate per anni perché tenute insieme da un amico comune. (Ho mai tentato operazioni del genere in prima persona? No, non ne sarei stato capace: non è da tutti)
Ho parlato con diversi amici che non ho incontrato ai suoi funerali; non sono venuti generalmente perché volevano sottrarsi alla massa di retorica che immaginavano messa in scena per l’occasione e hanno preferito salutarlo negli ultimi giorni, raccogliersi davanti alla bara dove lui ha sempre abitato o raccontare in privato il proprio dolore a gente che si frequenta da una vita. (I funerali laici sono purtroppo peggiori. Chi mi conosce sa che sono abbastanza infastidito dagli applausi ai funerali, da quelli dentro la chiesa in particolare.) È successo questo, appunto perché è venuto meno un perno che ha tenuto insieme per decenni un’invidiabile quantità di persone.

Sì, si poteva rimanere molto legati a una persona senza mai andarci d’accordo sulla musica da ascoltare, le ragazze e poi le donne, il genere teatrale, i panni da mettersi addosso, la politica e la religione iniziando cinquantadue anni fa.

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