domenica 27 settembre 2015

City


Preferisco prendere alla larga una (classica) questioncella estiva delle mie parti.
Non è raro imbattersi in una città e riconoscere le mani che l’hanno plasmata. Trovi il borgo o la cittadina industriale, quella impostata sulle esigenze degli agricoltori, eccetera.
È difficile classificare Avezzano, per via della sua breve storia e per il ricambio di residenti nell’ultimo secolo. Si ha un’inquadratura eloquente guardandola dall’alto per intero: cemento, cemento e ancora cemento, non di rado sparso a casaccio. È un agglomerato caratterizzato da una crescita lenta ma costante, nell’ultimo tratto della sua storia. Fornisce l’idea di una città ideale per proprietari terrieri e costruttori, nonostante le sue ridottissime dimensioni. (Poteva essere un po’ migliore il centro, ma c’entra anche la classe politica dell’ultimo secolo).
C’è in realtà l’immagine più diffusa e perciò sovrastante: la città dei commercianti. Passeggiando al centro sei portato a procedere in modo ipnotico indefinitamente senza pensare minimamente a sostare un attimo davanti a qualcosa che colpisce la tua attenzione, come dentro un ipermercato. Sembra una sorta di «mangiatoia» dopo l’apertura di nuovi locali negli ultimi due anni: è un peccato veniale, perché ormai le città europee – lungi dall’essere luoghi di produzione –, sono divenute delle zone di consumo. Va aggiunto il passaggio del testimone dalla borghesia industriale illuminata ai parvenu (abbastanza cafoni) d’oggi. (Erano impensabili fino a trent’anni fa gli edifici pacchiani che vediamo erigere – anche le «espressioni culturali» che ci ronzano intorno).
La persistenza, la dominanza di tale immagine è da attribuire all’attivismo dei commercianti dagli anni Novanta. (Anche alla grancassa dei mass media locali). Sono partiti contribuendo ad alcune iniziative di tipo ricreativo – anche imponendo i sindaci da quando c’è la loro elezione diretta –, proseguendo con la strenua opposizione a qualsiasi misura per limitare il numero delle auto in centro (Ztl, isola pedonale), il contrasto agli ipermercati – il primo in particolare – e la vittoria per la progressiva eliminazione dell’anello a senso unico sul bordo del Quadrilatero. La pesante cappa ideologica costruita almeno negli ultimi decenni dalla categoria, ha inciso corposamente sul modo di pensare dei cittadini. Io l’ho trovata devastante: «In uno qualsiasi dei restanti 8143 comuni italiani, basta chiedere il nome della via principale e tutti sono in grado di rispondere. Ad Avezzano no, tu poni una domanda del genere e chiunque dà una risposta sbagliata. (“Via Corradini!”)». (1/2)

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