lunedì 7 settembre 2015

under the River.


Non possedendo gli strumenti per analizzare ciò che succedeva, tante persone in vista non si curavano – nemmeno come passatempo – di pensare o progettare un qualsiasi futuro. Amenità e invenzioni recenti come: Fucino «Orto di Roma» – mentre Aureli vende succo di carota a qualche migliaio di chilometri dalla Città eterna –, i «siti turistici che tutto il mondo ci invidia» ma che la quasi totalità dei terrestri umiliano per ignoranza o perché fuori dai flussi delle vacanze o, il «distretto energetico-minerario» da impiantare nella «Regione dei Parchi» deriva da tale clima politico-culturale.
Concordo con la costatazione che: «Non ci hanno portato avanti» e aggiungo che il loro lungo lavorio è riuscito a imbalsamare la situazione esistente tra gli anni Cinquanta e Sessanta – noto della nostalgia perfino intorno alla Settimana Marsicana. (Imbevuto d’espressionismo astratto da ventenne, irridevo alcuni artisti locali per il loro essere impermeabili alle correnti artistiche del secondo dopo-guerra: i loro pezzi farebbero una bella figura per il loro linguaggio contemporaneo nel panorama dell’attuale produzione locale).
Perché alcune persone sono divenute importanti per i loro paesi, nel giro di pochi anni e nonostante (proprio) tutto? Lo ignoro, francamente. (A spanne: immagino che c’è più bisogno di distinguersi o farsi notare nelle grandi città, non in posti dove ci si conosce quasi tutti). La questione riguarda i mass media locali che hanno fabbricato tali figure – prendendo per oro colato le chiacchierate in qualche salotto –, e quanti li hanno eletti nel tempo come padri o maestri. (Si uccidono i padri crescendo, ma non i complici; inoltre: ognuno ha il maestro che merita). Un’altra domanda, a questo punto: a che è servito, che cosa è rimasto di tanto fervore? 6/8

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