Non possedendo gli
strumenti per analizzare ciò che succedeva, tante persone in vista non si curavano
– nemmeno come passatempo – di pensare o progettare un qualsiasi futuro.
Amenità e invenzioni recenti come: Fucino «Orto di Roma» – mentre Aureli vende
succo di carota a qualche migliaio di chilometri dalla Città eterna –, i «siti turistici
che tutto il mondo ci invidia» ma che la quasi totalità dei terrestri umiliano
per ignoranza o perché fuori dai flussi delle vacanze o, il «distretto
energetico-minerario» da impiantare nella «Regione dei Parchi» deriva da tale clima
politico-culturale.
Concordo con la
costatazione che: «Non ci hanno portato avanti» e aggiungo che il loro lungo lavorio
è riuscito a imbalsamare la situazione esistente tra gli anni Cinquanta e
Sessanta – noto della nostalgia perfino intorno alla Settimana Marsicana. (Imbevuto d’espressionismo astratto da
ventenne, irridevo alcuni artisti locali per il loro essere impermeabili alle correnti
artistiche del secondo dopo-guerra: i loro pezzi farebbero una bella figura per
il loro linguaggio contemporaneo nel panorama dell’attuale produzione locale).
Perché alcune persone sono
divenute importanti per i loro paesi, nel giro di pochi anni e nonostante (proprio)
tutto? Lo ignoro, francamente. (A spanne: immagino che c’è più bisogno di
distinguersi o farsi notare nelle grandi città, non in posti dove ci si conosce
quasi tutti). La questione riguarda i mass
media locali che hanno fabbricato tali figure – prendendo per oro colato le
chiacchierate in qualche salotto –, e quanti li hanno eletti nel tempo come
padri o maestri. (Si uccidono i padri crescendo, ma non i complici; inoltre: ognuno
ha il maestro che merita). Un’altra domanda, a questo punto: a che è servito,
che cosa è rimasto di tanto fervore? 6/8
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