Uno dei tanti pezzi letti nel web, in
questo mese:
La notizia in realtà non era tanto
l’intenzione di «citare in giudizio tutti coloro che gratuitamente e senza
prove stanno diffamando in modo irreparabile un intero territorio fatto da
imprenditori agricoli che ogni giorno si spaccano la schiena per dare lavoro
onesto a migliaia di operai agricoli» da parte di Confagricoltura L’Aquila,
quanto un’interrogazione parlamentare
– non interessa presentata da chi. (Si dice «bucare» una notizia). L’argomento
era il caporalato nel Fucino. (Il sottostante
commento della stessa organizzazione che ha inviato il comunicato stampa
presenta un certo interesse, tanto per comprendere che idea dei mezzi
d’informazione possiede Confagricoltura L’Aquila).
È seguita una (scontata) risposta da
parte di Flai-Cgil, che trovate qua:
Mi è capitato d’incontrare il termine
caporalato legato alla nostra piana, anni fa nella mia attività (anche) di
correttore di testi. Lo ricordo bene perché in quel testo aggiunsi giusto un’acca
a «Magreb» e, un punto e virgola – lasciai in pace quel «viene»: è un modo di
esprimersi.
Ecco il pezzo: «Nel settore agricolo è
in costante diminuzione il numero delle aziende e l’età media dei coltivatori
diretti si è sensibilmente innalzata; il bracciante locale viene sostituito
dagli immigrati della ex-Jugoslavia e del Maghreb (che hanno introdotto la
pratica del caporalato)», A. Venti, La
storia in Abruzzo interno, Aleph
editrice 1997, p. 57.
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