giovedì 3 settembre 2015

into the interior dark night


Un’altra domanda: credevano sul serio a ciò che producevano tanti critici-di-qualcosa, poeti, pittori, scrittori, eccetera delle nostre parti? Quelli di oggi? Penso di no, ieri come oggi.
Porto due esempi. Un pittore – anche un imbrattatele – vuole in fondo, vendere i propri pezzi ed è portato a mostrarli a un maggior numero di persone possibile e nella situazione migliore: deve perciò produrre molte mostre personali. Un’altra strada da battere è proporre le proprie opere a un gallerista lombardo: lui compra in blocco se interessato. (Funziona così nel Nord-America, da mezzo secolo. Se qualcuno avesse voluto mai acquistare una dozzina di quadri – anche nel giro di un mese – da un nostro conterraneo, avrebbe ricevuto un rifiuto. Non avrebbe certo spiegato al mercante lombardo, che l’anno seguente avrebbe partecipato a una collettiva a San Giovanni di Sante Marie e non poteva fare a meno di presentare quei pezzi). Da noi invece il pittore medio – anche l’imbrattatele – prova a infilarsi in qualche mostra collettiva – perché a costo zero –, si sbraccia per farsi notare da qualche critico d’arte romano; egli spende molti quattrini per una pubblicazione o un catalogo, tampina i cronisti (‘Sicut erat in principio’) per farsi scrivere (anche copiare) mezza pagina di lodi sperticate sulle testate locali web – che leggeranno in pochi. (Va anche a mendicare il classico tozzo di pane a qualche sindaco di sua conoscenza, alla propria banca o anche a un parroco tanto per togliersi una tela dalla cantina. Un tempo, si frequentavano anche le associazioni degli emigrati. C’era anche l’usanza di spedire un pezzo – non richiesto, ovviamente – a un museo per poi poter scrivere pomposamente sui dépliant: «le opere di XY si trovavano nei migliori musei e gallerie» – senza specificare se erano esposte o se invece rimaste imballate negli scantinati). Tutto ciò – ripetuto nel tempo – dimostra sia una scarsa conoscenza del settore in cui si vuol operare sia il rinunciare a vivere con la propria (seconda, terza) presunta competenza acquisita. Non si ambisce né a fare quattrini né a collocare un proprio quadro alla Biennale (Venezia) o almeno alla Quadriennale (Roma): si ripiega nel migliorare la propria immagine presso i compaesani e pochi altri. (La Marsica fa parte del Sud-Italia per ciò che concerne le coordinate culturali e perciò, l’onore ha grande importanza). 2/8

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