Stavo discutendo con un
conoscente circa le intenzioni bellicose di alcuni commercianti
sull’istituzione di un’isola pedonale, apparse all’inizio del mese in una
pagina del loro estemporaneo house organ.
«‘sti bottegai, stanno più dietro delle palle del cane…», «Quantifica…» ho
ribattuto, nel senso: quanti anni, quanti decenni?
Osservi una città com’è
fatta e non ti chiedi chi ha costruito la stazione ferroviaria o Palazzo XY, perché manca un auditorio, mentre vi
sono tre palazzetti dello sport e un campo di calcio, perché il verde pubblico
è trascurato. Secoli fa un tema collettivo era un vanto per la corporazione che
l’aveva favorito mentre oggi, no. Notando una città brutta e che funziona male,
non ti chiedi il colore delle amministrazioni che l’hanno resa così o immagini
i perfidi desideri della borghesia grossolana e delle lobby che l’hanno indirizzata in tal senso. (I commercianti perciò
c’entrano, ma fino a un certo punto). Ne parli male e la eviti, se proprio non
ti piace.
(Le deformazioni acquisite
in gioventù mi portano a cominciare dalla scala maggiore). L’Italia si è
riempita di bretelle, raccordi, passanti e circonvallazioni tra gli anni
Sessanta e Settanta. (Il Grande
raccordo anulare è stato progettato negli uffici romani alla fine degli anni
Quaranta). Si sono continuati a costruire fino ai nostri simili marchingegni
d’asfalto per evitare il centro delle città soprattutto al traffico pesante; incontri
in giro paesi di 4-5mila abitanti che si sono dotati di una strada di circonvallazione.
Alla fine degli anni Ottanta si è pensato a una sorta di bretella tra Antrosano
e San Pelino (e viceversa) – utilizzando qualche strada nella periferia nord –,
per far «saltare» Avezzano agli automobilisti interessati. Non se ne fece
nulla; l’idea non fu purtroppo ripresa dalle cinque amministrazioni seguenti e
nonostante qualche «dritta» apparsa sul Pgtu (2003). Non solo, sta per essere
addirittura ristabilito il doppio senso di circolazione lungo via Roma. (Provocherà
rallentamenti e ingorghi; giova ricordare che i commercianti si erano opposti
all’anello a senso unico).
Gli urbanisti sconsigliano
dagli anni Trenta del secolo scorso dal far passare strade di scorrimento in
mezzo ad aree residenziali. L’ente locale fa costruire una serie di condomini
da 20-30 inquilini intorno a un parco giochi, il complesso è circondato da
strade; il piano-terra contiene come minimo servizi annessi alla residenza.
(Noi avezzanesi abbiamo assistito a esempi di quel genere dagli anni Ottanta –
con i quartieri-dormitorio al posto delle neighborood
unit). Ciò vale per le zone d’espansione; nei centri storici invece? Si
pensa di svuotarli dal traffico motorizzato dagli anni Sessanta, in Europa.
È successo l’esatto contrario ad Avezzano, considerando le politiche del
traffico nel periodo 1996-2009. (È da ricordare l’idea – nella seconda metà
degli anni Sessanta – di accorpare gli isolati interni al Quadrilatero di
quattro in quattro: i tronchi interni erano Ztl ante litteram). Sono ricavate migliaia di posti-macchina, che a
loro volta hanno richiamato nel centro un volume ingestibile di automobili: gli
ingorghi degli anni seguenti derivano da tali decisioni. (Tali sciagurate
pensate sul traffico derivano anche questa volta dai commercianti. Nel
frattempo il Quadrilatero è stato pomposamente ribattezzato: «centro storico»).
(Il tema del giorno o
dell’estate, sotto l’ombrellone). Le prime isole pedonali sono state istituite più
di quarant’anni fa fuori della Penisola
e oltre trenta da noi.
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