sabato 20 febbraio 2016

A man of roads, 2015 (estratto)

«Mi capita di quando in quando d’indossare l’abito del cicerone per qualcuno che immagina di apprendere qualcosa della città attraverso me: dove lo porto? Non lo conduco certo a Castello Orsini (ricostruito e trasformato in sala conferenze) o San Giovanni Decollato (ancor più rifatto). Metto in genere le persone di fronte a casupole a un piano che non raggiungono i novant’anni d’età, con il giardino e il pergolato all’ingresso. L’avezzanese medio si chiede chi è quel bifolco che ha costruito un solo piano, senza nemmeno un tetto mansardato; chi è quel sempliciotto che mette insieme nello stesso spazio rose e gigli con zucche e pomodori. Non ha idea sulle prime, di che cosa sia quella sorta di tettoia vegetale – saranno almeno quarant’anni che non se ne allestiscono più. Riconosce il tema: casa con giardino; ma c’è qualcosa che stona, con un sentore di antiquato. Tutto ciò serve a me per far scoprire con uno sguardo seppur superficiale che Avezzano ha un passato. Mi piace accompagnare gli amici in particolari scorci al centro. Si tratta di spazi, che quasi nessuno usa da decenni eppure sono utili per tracciare, in una zona basata sugli angoli retti. (È un po’ lo stesso discorso dei vialetti radiali di piazza A. Torlonia scarsamente frequentati: io ci continuo a passare per un’abitudine risalente alle mie prime camminate). Ci si ritrova immersi in uno spazio che ha caratteristiche ben diverse dagli altri, che frequentiamo; provocano un leggero effetto straniante. Non si capisce se essi siano troppo risicati o siamo noi che non ci rendiamo conto del perché furono progettati in quel modo: a che cosa servivano settanta o ottant’anni fa? Faccio passare qualcuno anche in residuali spazi-filtro al centro, in disuso da anni. Abbiamo alcuni isolati nel Quadrilatero con una corte interna. Un trentenne stupisce per tale spreco di spazio notandoli sempre vuoti – vedi qualche auto parcheggiata giusto dalla serata –, non ci vedi nessuno in giro, nemmeno a chiacchierare d’estate eppure assolvevano diverse funzioni, un tempo».
(Sto rimettendo in ordine ciò che ho raccontato ieri sera, poi lo pubblico).

P.S.: si è spento uno dei miei punti di riferimento negli ultimi quarant’anni e passa; proprio ieri sera stavo per citarlo: l’architettura indica anche come utilizzarla.

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