«Mi capita di quando in
quando d’indossare l’abito del cicerone per qualcuno che immagina di apprendere
qualcosa della città attraverso me: dove lo porto? Non lo conduco certo a
Castello Orsini (ricostruito e trasformato in sala conferenze) o San Giovanni
Decollato (ancor più rifatto). Metto in genere le persone di fronte a casupole
a un piano che non raggiungono i novant’anni d’età, con il giardino e il
pergolato all’ingresso. L’avezzanese medio si chiede chi è quel bifolco che ha
costruito un solo piano, senza nemmeno un tetto mansardato; chi è quel sempliciotto
che mette insieme nello stesso spazio rose e gigli con zucche e pomodori. Non
ha idea sulle prime, di che cosa sia quella sorta di tettoia vegetale – saranno
almeno quarant’anni che non se ne allestiscono più. Riconosce il tema: casa con
giardino; ma c’è qualcosa che stona, con un sentore di antiquato. Tutto ciò
serve a me per far scoprire con uno sguardo seppur superficiale che Avezzano ha
un passato. Mi piace accompagnare gli amici in particolari scorci al centro. Si
tratta di spazi, che quasi nessuno usa da decenni eppure sono utili per
tracciare, in una zona basata sugli angoli retti. (È un po’ lo stesso discorso
dei vialetti radiali di piazza A. Torlonia scarsamente frequentati: io ci
continuo a passare per un’abitudine risalente alle mie prime camminate). Ci si
ritrova immersi in uno spazio che ha caratteristiche ben diverse dagli altri,
che frequentiamo; provocano un leggero effetto straniante. Non si capisce se
essi siano troppo risicati o siamo noi che non ci rendiamo conto del perché
furono progettati in quel modo: a che cosa servivano settanta o ottant’anni fa?
Faccio passare qualcuno anche in residuali spazi-filtro al centro, in disuso da
anni. Abbiamo alcuni isolati nel Quadrilatero con una corte interna. Un
trentenne stupisce per tale spreco di spazio notandoli sempre vuoti – vedi
qualche auto parcheggiata giusto dalla serata –, non ci vedi nessuno in giro,
nemmeno a chiacchierare d’estate eppure assolvevano diverse funzioni, un tempo».
(Sto rimettendo in ordine
ciò che ho raccontato ieri sera, poi lo pubblico).
P.S.: si è spento uno dei miei
punti di riferimento negli ultimi quarant’anni e passa; proprio ieri sera stavo
per citarlo: l’architettura indica anche come utilizzarla.
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