domenica 7 febbraio 2016

Roba vecchia

Nell’aprile 2013 il sindaco mi chiese in modo informale qualche idea per le celebrazioni del Centenario. Io gli risposi di tenere la memorazione – finalmente – in piazza san Bartolomeo: Avezzano e i suoi abitanti si sono ritrovati intorno a quel largo per diversi secoli. (Tutto qua). Non ha dato ascolto al mio consiglio – non m’interessa il perché.
Si è avuto notizia di qualcosa riguardante quel posto a metà gennaio. C’è chi ha scritto di «riqualificazione funzionale e ambientale» e addirittura di «un nuovo carattere architettonico significativo per il quartiere qualificante al livello urbano» (L. Di Giampietro, Deo Gratias, piazza San Bartolomeo si rifarà il trucco, in «IlGiornale24» 14 gennaio 2016). Giovanni Di Pangrazio spiega la sua iniziativa: «il nostro obiettivo è quello di lasciare un segno del centenario del terremoto alla città e lo faremo con il nuovo parco di San Bartolomeo» (La città ricorda il sisma del 1915, Di Pangrazio: piazza San Bartolomeo luogo di aggregazione, in «MarsicaLive» 14 gennaio 2016). Segue Giovan Battista Pitoni: «tornerà a essere un luogo per le famiglie, per i bambini e per gli anziani» (MarsicaLive 14 gennaio 2016, cit.).
Manca essenzialmente una conoscenza dell’area in cui si vuol intervenire, secondo me. È bene dire tra noi che stiamo discutendo di un’area residuale: essa è diventata tale – anche una parte di via O. Mattei, purtroppo – in seguito alla realizzazione dell’area archeologica. Non c’è stata una logica dietro l’ultima: si richiedeva giusto un’area archeologica come ve ne sono in alcune città italiane – come un palazzo del ghiaccio, un’isola pedonale o un altro «tema» recente. (Antonello Floris – gli va riconosciuto – ha risparmiato agli avezzanesi l’illusione di migliaia di visitatori l’anno).
Non solo, bisogna anche ricordare piazza san Bartolomeo almeno negli ultimi quarant’anni: un luogo di passaggio per di più poco frequentato.
La vicenda mi rammenta l’altra di piazza del Mercato: ci si ritrova in città uno spazio degradato in qualche modo e si prova a riqualificarlo ma il gioco non riesce perché non si risale ai motivi della sua crisi (cfr.: Il Martello del Fucino 15 2013). (In proposito: al sottoscritto sta bene l’attuale situazione con gli alberi al loro posto e la sistemazione dei commercianti nella nuova struttura nella parte sud della piazza – era solo una questione d’igiene da risolvere, in fondo).

Si tratta di appiccicare l’etichetta «parco» a un probabile ampliamento del (trascurato) verde presente in piazza san Bartolomeo. Giusto all’ampliamento, considerando l’incuria in cui versano da almeno un paio di decenni le aree verdi d’Avezzano; c’entra poco anche il termine architettura e ancor meno l’assetto della città, mentre è appena passabile restyling. Sono sostanzialmente d’accordo con la pedonalizzazione dell’area ma sono scettico sulla futura affluenza in detto parco – una volta portato a termine – di famiglie, bambini e anziani. (Territori in movimento, 13 2016)

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