Nell’aprile 2013 il sindaco
mi chiese in modo informale qualche idea per le celebrazioni del Centenario. Io
gli risposi di tenere la memorazione – finalmente – in piazza san Bartolomeo:
Avezzano e i suoi abitanti si sono ritrovati intorno a quel largo per diversi
secoli. (Tutto qua). Non ha dato ascolto al mio consiglio – non m’interessa il
perché.
Si è avuto notizia di
qualcosa riguardante quel posto a metà gennaio. C’è chi ha scritto di
«riqualificazione funzionale e ambientale» e addirittura di «un nuovo carattere
architettonico significativo per il quartiere qualificante al livello urbano»
(L. Di Giampietro, Deo Gratias, piazza
San Bartolomeo si rifarà il trucco, in «IlGiornale24» 14 gennaio 2016).
Giovanni Di Pangrazio spiega la sua iniziativa: «il nostro obiettivo è quello
di lasciare un segno del centenario del terremoto alla città e lo faremo con il
nuovo parco di San Bartolomeo» (La città
ricorda il sisma del 1915, Di Pangrazio: piazza San Bartolomeo luogo di
aggregazione, in «MarsicaLive» 14 gennaio 2016). Segue Giovan Battista
Pitoni: «tornerà a essere un luogo per le famiglie, per i bambini e per gli
anziani» (MarsicaLive 14 gennaio
2016, cit.).
Manca essenzialmente una
conoscenza dell’area in cui si vuol intervenire, secondo me. È bene dire tra
noi che stiamo discutendo di un’area residuale:
essa è diventata tale – anche una parte di via O. Mattei, purtroppo – in
seguito alla realizzazione dell’area archeologica. Non c’è stata una logica
dietro l’ultima: si richiedeva giusto un’area archeologica come ve ne sono in
alcune città italiane – come un palazzo del ghiaccio, un’isola pedonale o un
altro «tema» recente. (Antonello Floris – gli va riconosciuto – ha risparmiato
agli avezzanesi l’illusione di migliaia di visitatori l’anno).
Non solo, bisogna anche
ricordare piazza san Bartolomeo almeno negli ultimi quarant’anni: un luogo di
passaggio per di più poco frequentato.
La vicenda mi rammenta
l’altra di piazza del Mercato: ci si ritrova in città uno spazio degradato in
qualche modo e si prova a riqualificarlo ma il gioco non riesce perché non si
risale ai motivi della sua crisi (cfr.: Il
Martello del Fucino 15 2013). (In proposito: al sottoscritto sta bene
l’attuale situazione con gli alberi al loro posto e la sistemazione dei
commercianti nella nuova struttura nella parte sud della piazza – era solo una
questione d’igiene da risolvere, in fondo).
Si tratta di appiccicare
l’etichetta «parco» a un probabile ampliamento del (trascurato) verde presente
in piazza san Bartolomeo. Giusto all’ampliamento, considerando l’incuria in cui
versano da almeno un paio di decenni le aree verdi d’Avezzano; c’entra poco
anche il termine architettura e ancor meno l’assetto della città, mentre è
appena passabile restyling. Sono
sostanzialmente d’accordo con la pedonalizzazione dell’area ma sono scettico
sulla futura affluenza in detto parco – una volta portato a termine – di
famiglie, bambini e anziani. (Territori
in movimento, 13 2016)
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