(Premessa 1). In genere
pubblico pezzi simili sotto il titolo «on
demand»; stavolta ne impiego uno diverso perché aggiungerò molto altro a
ciò che mi è stato richiesto. (Premessa 2). Tratterò di materiali usciti su
Facebook e come molti sanno, io ignoro quell’ambiente e rischio perciò di
prendere più di un abbaglio.
Vado al sodo. Il nostro
assessore ai Lavori pubblici (Antonio Di Fabio) ha sbagliato nel pubblicare in
rete alcune frasi volgari; non solo, egli avrebbe fatto bene a scusarsi con la cittadinanza, di là della disinvoltura sfoggiata
dalla giunta comunale in tale frangente: è stata inviata un’immagine non certo
positiva d’Avezzano agli occhi degli italiani. (Questo blog è frequentato per un
terzo da persone che vivono immerse nella cultura anglo-americana e perciò, chiedo
a chi s’è offesa/o: perché non avete chiesto a chi compete la rimozione immediata
dei contenuti ritenuti infamanti? Perché non avete denunciato l’assessore alla
magistratura? Il tempo per le condanne politiche, i comunicati, l’indignazione,
le lucide analisi sociologiche e le questioni di metodo, abbonda sempre nei
Paesi del Mediterraneo).
Passo ora all’abbondante
resto. Ho seguito la vicenda di cui è stato protagonista Antonio Di Fabio nel web;
venerdì 12 febbraio 2016 mi è capitato di osservare – nell’edizione cartacea
del Centro – accanto a quelli
«incriminati», la schermata di un post almeno peggiore pubblicato invece dal primo
cittadino di Tagliacozzo – ancora su Facebook. Lo spazio dedicato dalla
politica e di conseguenza dall’informazione locale ai due post è stato inversamente proporzionale alla loro
gravità.
Le nostre testate locali online pubblicano – spesso e volentieri
–, foto di quattro-cinque buste di plastica gonfie di rsu e abbandonate nel
territorio d’Avezzano, mentre cadono dalle nuvole quando si rileva la nuova dimensione della maggior
discarica abusiva del comprensorio nel territorio dell’altro comune altrettanto
innominabile. (Esso e i suoi governanti, anche in questo caso).
Trovo nel web descrizioni
abbastanza precise sui luoghi dello spaccio dalle mie parti (dintorni della stazione
ferroviaria, portici su piazza Risorgimento, piazza A. Torlonia). Chi mi segue,
sa che capita anche a me di descrivere certe scenette, su questo blog. Si hanno
delle rappresentazioni accurate appunto, ma soprattutto ripetute e solo per un
centro marsicano, nel web. Ergo:
Avezzano – a differenza del resto della Marsica – è una città di spacciatori e
di viziosi. Stanno proprio così le cose, come sono rappresentate dai
frequentatissimi e perfino autorevoli mass
media locali? No, è sufficiente una sbirciata alla cronaca della carta
stampata e ai dati che di quando in quando diffonde il Sert per rendersene
conto. (Tutto ciò mi riporta alla memoria l’ex Babilonia della Marsica – Luco
dei Marsi –, diventata improvvisamente virtuosa una volta conosciuto il
risultato delle ultime Amministrative e immediatamente scomparsa dalle cronache).
Quando piove copiosamente da
noi – ormai da anni –, si allagano il sottopasso di via don Minzoni e un
brevissimo tratto di Tiburtina Valeria in direzione Celano: è un frutto
dell’urbanizzazione recente e in fondo, è sufficiente aspettare che si asciughi
l’acqua nel giro di qualche ora nel secondo caso. È tutto un chiedersi nel web,
in casi simili: «Che dice Gianni Di Pangrazio?». Cinque-sei anni fa, invece:
«Che vuol fare Antonello Floris?». Niente da ridire. La val Roveto è una zona
ecologicamente più fragile della piana del Fucino, eppure le popolazioni locali
sono intervenute su quel territorio in modo più impattante rispetto a noi. In
caso di «bombe d’acqua» si scatena il finimondo da quelle parti, ma è data in
pasto all’opinione pubblica l’idea della disgrazia, della fatalità. «È una
disgrazia»: ci deve pensare lo Stato – con cifre a molti zeri.
1978. Lessi in un servizio
riguardante il Fucino, apparso su una testata nazionale nel periodo 1949-51, che
la mia città era anche sporca. Una grassa risata e via: che cosa d’altro poteva
notare un redattore in missione nelle nostre parti, proveniente casomai da Lucca,
Pavia, Cuneo o addirittura Trento? Ho incrociato lo stesso concetto associato
ancora (questa volta solo) ad Avezzano anni addietro su una testata locale da
parte di un redattore sicuramente marsicano, ma mi ha lasciato indifferente. Negli
ultimi giorni l’indifferenza di allora si è tramutata in rabbia.
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