Non ho capito il senso
dell’imminente consultazione sul centro: sarò l’unico? Si vuol conoscere da una
cittadinanza di 42mila persone l’idea più diffusa di un possibile utilizzo di
un pezzo di città che contiene nemmeno un decimo
della popolazione. (Qualcuno ha già consigliato di rifarsi al programma
elettorale dell’alleanza che ha vinto le ultime Amministrative).
Volendo la larga
maggioranza degli avezzanesi, la scomparsa dei residenti nel Quadrilatero – è
un’idea legittima come un’altra –, devo traslocare altrove, fuori città? (Altrimenti
che democrazia è?) Che si fa, se l’idea più interessante e rivoluzionaria costa
più del budget a nostra disposizione?
(C’è da considerare anche il tempo abbastanza risicato dell’attuale
Amministrazione per spingere avanti un qualsiasi progetto. La prossima invece?)
Si tratta di una manovra diversiva, a lume di naso.
Sto seguendo la campagna
per le prossime Amministrative a Milano e Roma. I maggiori partiti hanno
cominciato a battere la periferia, i quartieri dal novembre scorso. Tutto ciò
significa semplicemente che i quartieri di due importanti città italiane
funzionano, seppur con tutti i limiti immaginabili a differenza della nostra
informe e triste periferia. Un partito va a tenere un comizio o un’assemblea
fuori mano e trova almeno una piazza per montare un palchetto con
l’amplificazione o una struttura pubblica coperta per far discutere i
cittadini. (Il tono e i contenuti del dibattito si trovano più in alto di
quelli che si registrano da noi).
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