Sono stato l’ultimo da
queste parti a scrivere sul «caso Di Fabio» e in teoria ho avuto tutto il tempo
per scegliere accuratamente la posizione da occupare. È sembrato invece che ho
trattato la questione en passant e voglio…
confermare tale sensazione a chi l’ha provata per quello che aggiungo oggi.
Nelle situazioni
quotidiane, noi utilizziamo dei comportamenti e delle risposte standard
facilmente riconoscibili. Come si sarebbe dipanato un «caso Di Fabio» a
Perugia, Firenze, Torino, Pavia, Venezia? (Tanto per restare in Italia). Avremmo
certo registrato le manifestazioni sdegnate delle associazioni femminili e delle
donne di tutti i partiti, le scuse del sindaco ai cittadini, la sfuriata della
presidente della commissione Pari opportunità e la richiesta di dimissioni
almeno da parte dell’opposizione: quasi l’esatto contrario di ciò che è scorso
sotto i nostri occhi, nei giorni passati. (Ho notato le considerazioni di
Felicia Mazzocchi, la richiesta di Barbonetti, Gallese, Lamorgese e l’azione di
Maria Lucia D’Alò anche se non sono bastate per dirimere la questione). C’entra
almeno la cultura politica di una popolazione: siamo più vicini per mentalità al
Maghreb che non all’Europa settentrionale ed è inutile nasconderlo.
È stata una questione legata
anche alla comunicazione secondo me; è mancato un canale tra le persone o le
«parti» e perciò io, avevo suggerito la scorciatoia del ricorso alla
Magistratura: un’istituzione che tutti rispettano, ma soprattutto capiscono.
Lasciamo decidere un giudice se una frase, un montaggio, un atteggiamento,
un’azione è offensiva nei confronti di qualcuno; se è una «goliardata» fuori
tempo massimo o invece un’offesa. (È stato nel
nostro caso come chiedere intorno al fuoco serale, a un paio di cammellieri
dell’Hoggar, di farti la seconda e la terza voce per Helplessly Hoping). È bene
fissare un punto fermo in una vicenda che configura una situazione d’incertezza
prolungata in cui tutti hanno solo ragione o solo torto, nella nostra città. Un
giudizio negativo da parte di un tribunale non danneggerebbe in alcun modo una qualsiasi
carriera politica, appunto per il nostro modo d’interpretare la democrazia più
vicino alla sponda sud del Mediterraneo che non all’Inghilterra o alla Francia
dei Lumi.
(Sono stati accesi dal sito
aquilano IlCapoluogo, i riflettori
sulla nostra vicenda – potendo interessare).
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