(Repetita iuvant). Mi è capitato di scrivere di sparuti fatterelli avezzanesi
in un periodo di stasi della politica, in attesa sia della decisione del Tar,
che dovrebbe decidere su due ricorsi riguardanti gli eletti al consiglio
comunale, sia degli schieramenti e le liste per le prossime Politiche. Nelle
discussioni a spasso per la città mi sono accorto invece che tutto gira intorno
a fatti di cronaca nera avvenuti in
posti più piccoli del nostro. (È provincialismo al quadrato perché si masticano
cose con cui non abbiamo alcun tipo d’interesse, di rapporto).
Chi sta avviando in
anticipo a livello nazionale la campagna per le elezioni di primavera porta
avanti la questione immigrazione e quella della delinquenza nelle città. (I
mezzi d’informazione si adeguano, ovviamente). Spero che si parli anche di
altro tra alcuni mesi; che chi partirà dopo, ponga altri temi più importanti sul
tappeto durante la campagna elettorale.
La considerazione che
faccio in casi del genere è che la gente – mi si passi il termine – campi di
puro spirito, altrimenti si penserebbe dal
basso a nuovi insediamenti produttivi, a un tipo diverso di produzione
agricola, ai terreni incolti. (Viviamo in una società consumistica e siamo circondati,
perfino definiti da oggetti piccoli e grandi: da dove spuntano fuori?)
Tutto questo mi ricorda
qualche spot di almeno una trentina d’anni fa. Ai tempi della «Milano da bere»
giravano per le televisioni almeno un paio di pubblicità in cui un’automobile usciva
all’improvviso da un fondale – dal nulla
per intendersi. Tali mezzi di trasporto invece avevano (hanno) bisogno di un
processo d’ideazione, progettazione, costruzione, collaudo in fabbrica prima di
finire nella rete dei venditori. (Sì, ci vuole un sacco di conoscenza e di persone al lavoro).
Nessun commento:
Posta un commento