mercoledì 20 settembre 2017

Cosa resterà di questi Anni Ottanta

(Repetita iuvant). Mi è capitato di scrivere di sparuti fatterelli avezzanesi in un periodo di stasi della politica, in attesa sia della decisione del Tar, che dovrebbe decidere su due ricorsi riguardanti gli eletti al consiglio comunale, sia degli schieramenti e le liste per le prossime Politiche. Nelle discussioni a spasso per la città mi sono accorto invece che tutto gira intorno a fatti di cronaca nera avvenuti in posti più piccoli del nostro. (È provincialismo al quadrato perché si masticano cose con cui non abbiamo alcun tipo d’interesse, di rapporto).
Chi sta avviando in anticipo a livello nazionale la campagna per le elezioni di primavera porta avanti la questione immigrazione e quella della delinquenza nelle città. (I mezzi d’informazione si adeguano, ovviamente). Spero che si parli anche di altro tra alcuni mesi; che chi partirà dopo, ponga altri temi più importanti sul tappeto durante la campagna elettorale.
La considerazione che faccio in casi del genere è che la gente – mi si passi il termine – campi di puro spirito, altrimenti si penserebbe dal basso a nuovi insediamenti produttivi, a un tipo diverso di produzione agricola, ai terreni incolti. (Viviamo in una società consumistica e siamo circondati, perfino definiti da oggetti piccoli e grandi: da dove spuntano fuori?)

Tutto questo mi ricorda qualche spot di almeno una trentina d’anni fa. Ai tempi della «Milano da bere» giravano per le televisioni almeno un paio di pubblicità in cui un’automobile usciva all’improvviso da un fondale – dal nulla per intendersi. Tali mezzi di trasporto invece avevano (hanno) bisogno di un processo d’ideazione, progettazione, costruzione, collaudo in fabbrica prima di finire nella rete dei venditori. (Sì, ci vuole un sacco di conoscenza e di persone al lavoro).

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