Mi è capitato di discutere
con persone della generazione seguente alla mia negli ultimi giorni; un tema
ricorrente è la nuova Amministrazione comunale. De Angelis, che cosa ne penso? La
mia risposta standard era: «Aspettiamo che faccia qualcosa». Spiego adesso che
significa per me «qualcosa». Al tempo della mia adolescenza, una fabbrica in
leggera difficoltà o la previsione di un’annata poco felice per il Fucino – nel
senso dei quattro gatti di avezzanesi che avevano un appezzamento da quelle
parti –, era vissuta con trepidazione e partecipazione dai miei compaesani.
Avezzano era più piccola d’accordo e vi erano più legami tra le persone, ma si sapeva come girava il mondo: senza i
prodotti della terra o quelli del nucleo industriale non si andava da nessuna
parte. C’era anche un’opinione pubblica nonostante la penuria – rispetto a oggi
– di mezzi di comunicazione e d’informazione.
Ho scritto di recente della
ricorrenza religiosa più celebrata al mondo e considerata ripetutamente sui mass media delle nostre parti per una
«grigliata» tra amiconi (1, 2 e 4 settembre). Ha avuto successo una simile
notizia, non ciò che avveniva dentro il Comune (maggioranza, opposizione). I
compaesani si sono abbondantemente scandalizzati anche con l’altra notizia di
qualcuno di passaggio che ha lavato i propri indumenti alla fontanella di
piazza Torlonia e poi li ha fatti asciugare sulle sparute siepi rimaste. È poi
seguito un classico: il degrado nella pineta alle Tre Conche. (La ‘ndrangheta
in Abruzzo? Chissenefrega).
Ci siamo invece disinteressati
alla questione degli incendi in Abruzzo come se, per sanare le ferite del monte
Morrone, i quattrini dovessero provenire dalla Liguria o dalla Calabria e non
dalle nostre tasche. Di peggio. Muti come pesci in un acquario per i due roghi
a Collelongo e Luco dei Marsi, come se il fuoco si arrestasse da solo una volta
giunto al confine amministrativo con gli altri comuni. Ecco, ho la netta
sensazione che a migliaia di compaesani manchi il know how per vivere (in pace) sulla Terra.
Come si affronta a livello
di Amministrazione comunale la
«grigliata» di cui sopra? Ci si accorda con i musulmani per l’utilizzo di uno
spazio pubblico per qualche ora, in occasione della loro «festa grande»; si
tratta di trovare dentro Avezzano un posto che contenga seicento persone al
massimo – va bene anche la metà o un terzo. Vi è un’altra maniera?
È difficilissimo
intervenire sui viandanti, i vagabondi di passaggio, perché per ora non si può
avere un’idea precisa circa il loro flusso: è conveniente lasciare tutto così
com’è per il loro ristrettissimo numero. Potendo interessare: il numero dei
senza dimora in Italia ammonta a oltre
50mila (Istat, 2014); non tutti sono assistiti dall’ente locale e molti si
spostano da una città all’altra. (Una parentesi. La fotografia del «bucato» –
che sarà certo appartenuto a un esemplare di Homo sapiens – non è stata classificata – chissà perché – alla categoria
«disagio sociale» come ci si sarebbe
aspettato bensì a quella di «degrado urbano»
come se si trattasse di un vecchio lampione pericolante, una buca su un
marciapiede, dei sacchetti della spazzatura ammucchiati in un parco giochi)
Bisogna invece tirar fuori
delle cospicue risorse per restaurare o sistemare le nostre aree verdi – i
volontari possono dare una mano per rimuovere i rifiuti abbandonati ma non per rimettere
a nuovo o costruire vialetti, sistemare lampioncini e panchine o rammendare le
smagliature alle reti. Ci vorrebbero almeno un paio di consiliature per
riparare i guasti provocati da decenni d’incuria nel settore del verde urbano. Shantih… shantih…
Nel giro di alcune ore ieri sono apparsi due pezzi (MarsicaLive, TerreMarsicane) sullo stesso argomento; il primo – Centro giuridico
del cittadino – denunciava attraverso alcuni scatti l’ennesimo cumulo di
rifiuti abbandonati mentre il secondo – assessore all’Ambiente – mostrava in un
paio d’immagini come la zona in questione fosse pulita. (Ergo, le prime fotografie erano state scattate poco prima dell’intervento
della cooperativa addetta alla ripulitura). Crescenzo Presutti concludeva: «Se
le continue sollecitazioni alla stampa hanno lo scopo intimidatorio e anche
ricattatorio per altri fini nei confronti dell’amministrazione, invitiamo Di
Bastiano a ravvedersi o quantomeno a dare notizie vere e fondate con riscontri
reali». Chi di foto ferisce…
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