sabato 2 settembre 2017

Frames #3 bis

Qualcuno non ha capito bene uno o più passaggi del post precedente, riprendo. (È nel frattempo spuntata la vicenda del barbecue in piazza G. Matteotti, provo a trattarla allo stesso modo nei prossimi giorni).
Mi sono chiesto a un certo punto: i rituali legati alla pioggia funzionavano? Nel senso: dopo una messa, una processione e qualcosa d’altro iniziava a piovere? (In alcuni casi essi si tenevano a una data ben precisa dell’anno, poco prima dell’arrivo previsto delle piogge). Lo ignoro ma ritengo di no, potevano passare due, tre, quattro giorni o una settimana prima di vedere la prima goccia d’acqua cadere a terra: la Natura proseguiva il suo corso incurante e non potendo percepire le preoccupazioni degli umani e degli altri animali.

Però la messa, le candele accese, la comunione, le preghiere e anche qualche rituale derivante dal paganesimo erano essi degli elementi che servivano a qualcosa. Adesso mi spiego meglio. Che succede a una comunità in un momento di difficoltà economica? La prospettiva di un raccolto mancato allontana ogni buona intenzione dalla mente di chi è abituato a vendere a credito che so: un chilo di lana, la lama di un coltello, un pezzo di lardo; è anche poco conveniente qualsiasi gesto di solidarietà nei confronti di chi ha bisogno. Il gruppo, il paese tende perciò a disgregarsi. Durante tali rituali si rinsaldavano i rapporti tra gli abitanti del borgo e diveniva perciò più difficoltoso negare il credito alla persona che avevi avuto al fianco durante la funzione o la processione. (Ho scritto di recente che il sacerdote doveva la sua autorevolezza alla cura delle anime: la situazione era più complicata come si è visto).

Nessun commento:

Posta un commento