venerdì 15 settembre 2017

Recite di fine estate

Ho ironizzato sullo ius soli, tempo addietro; ho scritto che con la sua approvazione in Parlamento, sarei diventato… avezzanese. Tale legge non sarà approvata nell’attuale legislatura, a quanto sembra.
Non ho pubblicato niente sull’argomento un po’ perché è una questione nazionale, un altro po’ perché tale legge avrebbe intaccato marginalmente il modo di pensare e di comportarsi degli italiani, basato essenzialmente sul solidissimo quanto premoderno ius sanguinis, i cui prodotti peculiari nel lungo periodo si sono rivelati essere il nepotismo, il familismo amorale, il clientelismo, la mafia e la «peggiocrazia». (Il declino dell’Italia è partito da lì).
Trovo perciò ipocrita da parte di chi si oppone a una legge ispirata da una diversa concezione e che in ogni modo lascerebbe pressoché immutata la maniera di fare degli italiani, lamentarsi della bassa qualità della classe dirigente (politica, imprenditoriale, intellettuale), delle migliaia di tecnici e laureati che da alcuni lustri abbandonano l’Italia per cercare di meglio altrove. (E lo trovano in generale).

A proposito di connazionali: un altro gruppo italiano è salito sulla vetta dell’IgNobel.

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