Ho ironizzato sullo ius soli, tempo addietro; ho scritto che
con la sua approvazione in Parlamento, sarei diventato… avezzanese. Tale legge
non sarà approvata nell’attuale legislatura, a quanto sembra.
Non ho pubblicato niente
sull’argomento un po’ perché è una questione nazionale, un altro po’ perché tale
legge avrebbe intaccato marginalmente il modo di pensare e di comportarsi degli
italiani, basato essenzialmente sul solidissimo quanto premoderno ius sanguinis,
i cui prodotti peculiari nel lungo periodo si sono rivelati essere il
nepotismo, il familismo amorale, il clientelismo, la mafia e la «peggiocrazia».
(Il declino dell’Italia è partito da lì).
Trovo perciò ipocrita da
parte di chi si oppone a una legge ispirata da una diversa concezione e che in
ogni modo lascerebbe pressoché immutata la maniera di fare degli italiani,
lamentarsi della bassa qualità della classe dirigente (politica,
imprenditoriale, intellettuale), delle migliaia di tecnici e laureati che da
alcuni lustri abbandonano l’Italia per cercare di meglio altrove. (E lo trovano
in generale).
A proposito di
connazionali: un altro gruppo italiano è salito sulla vetta dell’IgNobel.
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