venerdì 12 gennaio 2018

Fitzcarraldo on the beach

Ho letto recentemente un pezzo che mi ha invogliato a ribattere. (F. Proia, Il prosciugamento del lago del Fucino? Il tassello di un progetto molto ambizioso, in «MarsicaLive» 10 gennaio 2018). Il progettista del prosciugamento «scrisse al Re per presentargli un progetto ingegneristico maestoso quanto avveniristico: congiungere Gaeta a Pescara. […] La cosa incredibile è che il canale che doveva unire Pescara alle Paludi Pontine [?], doveva passare proprio per il Fucino». Si trattava, infatti, di «unire il fiume Liri con il Pescara». Mi fermo qui: «questo progetto potrebbe sembrarci assurdo, ma se ci sbagliassimo?». Provo a rispondere nonostante le corpose differenze tra il mio mondo (2018) e quello di Afan De Rivera (1832).
I fiumi interessati dal progetto sono essi navigabili? La risposta è NO. È spontaneo chiedersi anche: perché? Si può tentare con successo la carta della portata: un corso in buona parte navigabile come il Po vede scorrere come minimo 270 mc/sec d’acqua, il Liri invece solo 5o – nel periodo della piena. (In breve: i fiumi dell’Appennino sono generalmente deliziosi da percorrere in kayak ma impraticabili per una barca anche di ridotte dimensioni; c’entra di mezzo il risicato spazio per il pescaggio dovuto appunto alla portata: di spostare le merci proprio non se ne parla). Facciamoci intrigare, in seconda battuta, anche dall’altimetria della grossa zona interessata dal progetto. Il canale – di là del suo percorso – passava da 2 m s.l.m. di Gaeta ad almeno 650 m s.l.m. del nostro lago, per poi precipitare a 4 m s.l.m di Castellammare Adriatico (Pescara). (Il Liri sorge a 1108 metri d’altezza). Tutto ciò spiega anche perché detti fiumi, siano difficilmente navigabili. È facile a questo punto, immaginare la presenza di salti, strettoie e curve dovute al dislivello da superare – a «salire» o a «scendere». (B. S. Fitzgerald faceva svalicare una montagna a un battello, ma si tratta di un film del 1982). E poi, un conto è risalire controcorrente in una zona quasi pianeggiante un altro è da queste parti – con i mezzi in dotazione nel 1832.
Il canale è completamente diverso dal fiume perché artificiale tutto o in parte. (Perché non possiede la complessità di un alveo). Orbene, che cosa succede quando si addolcisce o si elimina la curva di un corso d’acqua? Quando invece si scava un alveo per eliminare un salto? Aumentano nei due casi la velocità e la portata dell’acqua; nel progetto di cui io sto amabilmente discorrendo tutto ciò avrebbe causato – al netto dell’immane, incalcolabile dissesto idrogeologico innescato – una contrazione del periodo di piena e l’allungamento di quello di secca. (La portata nel periodo di secca dell’Aterno-Pescara, ammonta ai nostri giorni a 7 mc/sec). Di là del fatto che un conto è prelevare un quintale di ghiaia verso la foce del Po, un altro è la stessa quantità di materiale a una quota di 5-600 metri – è tanto più criminale quanto più si scava salendo in alto, dove l’ecosistema è più fragile. È bene anche segnalare che una tale opera avrebbe comportato l’eliminazione della vegetazione a ridosso delle sponde. (Tralascio ciò che sarebbe avvenuto tra il lago Fucino e il fiume Pescara).
Oggi un progetto simile fa semplicemente sorridere considerando le conoscenze scientifico-tecnologiche che possediamo, ma esso avrebbe avuto una sua rispettabilità fino agli anni Cinquanta del secolo scorso – questo sì, incredibilmente con il senno di oggi.
Quanto ai vantaggi di tale opera, «A livello commerciale ci saremmo potuti aspettare gli stessi benefici dell’istmo di Panama o di Suez», io riporto invece questo: «nei primi 9 mesi del 2017, sono transitate attraverso il canale 667,8 milioni di tonnellate di merci […]. Sempre nei primi 9 mesi del 2017, sono transitate nel canale di Suez 12.934 navi (di queste circa un terzo sono portacontainer)», in R. de Forcade, Record di traffici nel canale di Suez. Che batte Panama 4 a 1, in «IlSole24Ore» 31 ottobre 2017. Si tratta di quarantasette navi ogni giorno! (Non ho ancora capito che cosa dovessero spostare, da Gaeta all’Adriatico e viceversa ma è una questione mia).
Perché tale progetto non ha visto la luce? Non ne ho idea ma penso soprattutto per il suo costo sproporzionato – si trattava d’intervenire su centinaia di chilometri! Un’opera simile avrebbe danneggiato in modo irreparabile l’economia delle zone interessate, dell’agricoltura in particolare. La storia umana m’insegna inoltre, che esistono prima le merci da far viaggiare celermente e poi l’idea d’allargare, costruire nuovi tracciati.

«ma se ci sbagliassimo?»… Un consiglio disinteressato ai giovani compaesani che mi leggono: lasciate questo posto finché siete in tempo. E soprattutto, non pensateci più.

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