Mi sono appuntato questo giorni fa: «Noi
siamo Abruzzo al Centro […] che vuole sviluppare due concetti fondamentali.
[Il] primo: l’Abruzzo è geograficamente al centro della nostra Italia e proprio
per questo è dall’Abruzzo che deve partire lo sviluppo del Mezzogiorno, in
maniera concreta», in P. Palladini, Giovanni
Di Pangrazio a L’Aquila presenta il suo Abruzzo al Centro, 17 gennaio 2018.
Lo riprendo.
(Ricordo delle cartine geografiche in
cui l’Abruzzo faceva parte dell’Italia Centrale, vabbè). Orbene, il Mezzogiorno d’Italia comprende le
seguenti regioni: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia,
Sardegna, Sicilia. (Anche il Basso Lazio). Consultando Wikipedia è facile notare come l’Abruzzo non sia la regione più
popolosa e perciò «pesante» a livello politico. Vivono in Abruzzo 1.328.000 persone, già in Sardegna si sale a 1.663.000, in
Calabria 1.973.000, in Puglia 4.087.000, in Sicilia
5.082.000 e in Campania si raggiunge quota 5.869.000.
Per ottenere gli stessi abitanti della Campania è necessario sommare almeno quattro popolazioni come quella abruzzese.
Secondo l’ex sindaco d’Avezzano – a quanto ho capito io – i sardi, i calabresi,
i pugliesi, i siciliani e i campani, dovrebbero dipendere in qualche modo da
noi in caso volessero crescere e svilupparsi. («in maniera concreta», per carità).
(Scendo di scala). Secondo l’ex sindaco d’Avezzano,
il primo cittadino di Bari dovrebbe recarsi in una città che è cinque volte più piccola della sua per
perorare la causa di una fabbrichetta; quello di Palermo in una che è la decima parte del capoluogo siciliano
per implorare una qualche infrastruttura e Giggino
per elemosinare qualcosa d’altro. (L’Aquila è la quindicesima parte di Napoli).
Nel mio ragionamento ho escluso l’argomento
di città metropolitana e i parlamentari eletti direttamente nelle grosse città.
(La Città metropolitana di Napoli conta oltre tre milioni di abitanti).
La
posizione centrale dell’Abruzzo nella Penisola non ha minimamente influito sul
suo peso politico all’interno di
quell’ambiente, da millenni. La sciatteria della sua classe politica deriva
proprio dalla distanza dai centri di potere: tanti ciambellani ma nessun
principino, reuccio o imperatore.
«Centro» dà frutti quando impiegato nel
campo in cui è stato sviluppato (geometria), serve a poco o niente negli altri
casi.
Grazie per le ovvietà, Giuseppe. Se ne ha sempre un gran bisogno. Piedi ben saldi in terra. Un piacere leggerti.
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