venerdì 5 gennaio 2018

Radio Bar(i) 1

È simpatico questo periodo perché incontro gli amici che abitano fuori Avezzano, trascurando – non volendo – quelli che frequento normalmente. (Non è bello, me ne rendo conto). È come vivere un tempo particolare per un paio di settimane, con gente che ti riporta con la mente alle diverse fasi della vita. (‘There’s a light
 | A certain kind of light
 | That never shone on me’ – le canzoni degli anni Sessanta erano luminose…).
I coetanei sono disillusi e disincantati, io invece ho cominciato prima dei trent’anni a sbattermene di ciò che mi si parava intorno. Ho l’età di Howl (A. Ginsberg); averlo capito a suo tempo Bob Dylan. Parlavano delle prossime elezioni: «Non so se andare a votare…», e subito proseguivano con Avezzano che è peggiorata negli ultimi cinque, sei anni. Io ribattevo che le consultazioni più vicine sono le Politiche – mi tocca andare a votare seppure per devozione, risparmiandomi le Amministrative (Comune, Regione). (L’ipocrita polemica sui cosiddetti bio-sacchetti non è certo un incentivo per recarsi alle urne. Ipocriti o ignoranti, c’è poco altro da scegliere). C’è gente che vive fuori ormai da decenni; prima si lamentava con l’usato «Sempre peggio» mentre adesso sfodera il silenzio, l’indifferenza: non la vede più la sua ex-città, adesso. Passa ad Avezzano quattro, massimo cinque giorni, nemmeno quello fosse un periodo di ricovero in ospedale da dimenticare prima possibile.
Non è solo una questione personale, è successo che a forza d’indirizzarsi verso obiettivi sempre più ravvicinati, siamo divenuti una tribù di talpe. (Con il dovuto rispetto per le talpe). Quaranta, cinquant’anni fa si pensava saggiamente – anche collettivamente – che il nostro avvenire fosse legato allo sviluppo dell’industria o dell’agricoltura nel Fucino mentre oggi si parla e si punta sul commercio, addirittura sul turismo ignorando che quella è la via maestra per il nostro declino.
Il numero degli avezzanesi che si trasferisce fuori è solo cresciuto negli ultimi anni. All’estero ti assumono se servi e sei capace; non devi ringraziare chi ti dà il lavoro finché vivi e soprattutto ti pagano il doppio. È il contrario di ciò che succede in Italia, soprattutto nel Meridione, ed è perciò velleitario da parte del nostro mondo politico voler invertire questa tendenza: sarebbe il suo suicidio, un eventuale ingresso nella modernità.
(Passerò quest’anno a battere la periferia d’Avezzano a piedi per una nuova pubblicazione, una delle ultime – mi avvicino al tempo in cui si ha poco o niente da dire).

1 commento: