(Riprendo dopo la diramazione del 25
gennaio). Gli amministratori locali – quelli dei comuni minori in particolare –,
danno l’idea di vivere nella disperazione a chi li osserva, più che essere a
corto d’idee e di prospettive. Si premurano, infatti, di rispondere a tutti i bandi pubblicati in giro. Non mi meraviglierei
più di tanto sapendo che qualcuno vuol sistemare impianti di risalita a
Pantelleria, portare i Mondiali di surf
a Bormio o il Salone del mare ad Assisi. Si fa di tutto pur di racimolare
finanziamenti e mostrare all’elettorato che ci si muove in tal senso.
Non solo. In genere si prova a far
passare una pensata (strada, edificio, impianto) nella testa dei compaesani
utilizzando la categoria della possibilità.
Uno stadio per l’atletica in un piccolo paese assicura che qualcuno si possa
allenare decentemente per competere in una disciplina a livello nazionale. (È
un altro paio di maniche la competizione internazionale, l’Olimpiade). Tra l’allenamento quotidiano di un pesista,
un centometrista o un saltatore e una manifestazione
– che richiama atleti e tifosi dal resto della Penisola –, ce ne corre: sono due
cose diverse. Una grande città, per la quantità di denaro privato circolante e
la facilità di scucire quattrini alla Regione e allo Stato centrale, avrà
maggiori chance di vedere nello
stesso complesso sia gli allenamenti sia dei meeting di una certa importanza con cadenza annuale rispetto a un
paese. La categoria della possibilità perciò non garantisce che una qualche
struttura, dopo costruita, debba poi essere utilizzata al 100% e in
continuazione.
Per organizzare una manifestazione
sportiva c’è bisogno di altri quattrini: è il caso d’Avezzano. (Ci si risente
tra poco, con qualcuno di voi; vi racconto com’è andata in caso avessi poco da
scrivere).
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