lunedì 29 gennaio 2018

Sabato scorso 2

(La presentazione). Le relazioni sono state molto sentite; mi soffermo sulla discussione che è stata di tipo politico: cittadini con mentalità certo diverse che discutono di un argomento, guardandosi negli occhi.
È stato interessante il dibattito che ha registrato interventi e domande da parte di persone che appartengono a tre diverse generazioni. È spuntata la solita domanda che mi è rivolta in simili occasioni: che cosa prevedo, quale fine per Avezzano? È una bella domanda perché implica il futuro in qualche modo e anche la consapevolezza che le città non sono eterne. È opportuno però chiedersi secondo me: come ha fatto a resistere Homo sapiens da queste parti negli ultimi 40mila anni? Bisogna partire proprio da questo «come». Io ho proposto la solita ricetta per evitare ad Avezzano di spopolarsi (industria + agricoltura + collegamenti con la Capitale); essa è frutto di qualcosa che sta tra la saggezza e il buonsenso: la questione è in realtà più complicata di come la metto io comunemente e vi è bisogno di un lavoro teorico mai tentato prima. (Servono studiosi capaci e motivati più degli imbrattacarte del posto).
Ho insistito sul ruolo dei collegamenti anzi, sui flussi – ti ci trovi immerso o li produci in qualche maniera. È circolata in una campagna pubblicitaria, per settimane, una foto notturna dell’Italia scattata da un satellite artificiale. Essa mostra meglio di tante analisi come funziona la Penisola – dove si accentrano gli italiani e c’è più vita almeno di notte; l’Appennino rimane al buio per la maggior parte. Tra alcuni anni, secondo me, l’effetto combinato tra l’esclusione dal tracciato dell’Alta velocità e la mancanza di una Città metropolitana, farà della costa abruzzese una zona ancora più buia. (La nostra costa è la zona più illuminata della Regione, secondo quella foto).
Che fare per rallentare, invertire questa tendenza? La cosa tragica è che le città abruzzesi che stanno meglio di noi, i capoluoghi di provincia provano a immaginare un futuro e a brigare per conseguire un qualche risultato, mentre da noi non si ha uno straccio d’idea nemmeno per l’immediato. La cronaca ci racconta dell’Abruzzo, della Marsica in particolare come di una zona che ospita un alto numero di «paracadutati» in testa alle liste delle prossime Politiche. Tutto ciò vuol dire un paio di cose: a) la Marsica e Avezzano sono considerate dei territori marginali, b) gli stessi territori hanno una classe politica da operetta – perdonate la ripetizione.

Le persone che ho incontrato sotto le feste natalizie sono pessimiste sul futuro della Marsica; quelli che vivono fuori dal Vecchio continente ritengono invece, che è l’Europa tutta, avviata al declino.

Nessun commento:

Posta un commento