Brutta bestia la pigrizia, in fondo che
ci voleva a digitare «agorà» su un motore di ricerca? Non ho preso bene la
frase «L’incontro di Dio con il popolo si manifesta proprio nell’agorà, in
piazza»: perché?
L’antico termine (agorà) ha cambiato
significato nel corso della sua storia, esso è associato generalmente alla
filosofia e da usare con moderazione quando non da evitare negli altri campi.
La piazza
europea ha visto svolgere di tutto
nel corso dei secoli, a differenza di oggi con il rischio di essere banalizzata
in parcheggio. Che succedeva, tempo addietro, nelle rimanenti «Piazza delle
Erbe» italiane? Davanti al duomo di Milano? Di fronte al palazzo del principe in
una grossa città? La religione ha perciò a che vedere con la piazza in casi e periodi particolari. (Quarant’anni fa scoprii con sorpresa che la famosa
democrazia ateniese era il governo dei benestanti, partecipando alla vita
pubblica una persona su sei. A proposito: l’agorà
e il foro dei Romani sono la stessa cosa? L’agorà
e la nostra piazza invece? Wikipediate
gente…).
Almeno noi contemporanei abbiamo come
punto di riferimento proprio l’edificio
sacro (chiesa, moschea, sinagoga, tempio, sala di preghiera) più che lo spazio
prospiciente – i riti si svolgono all’interno dopotutto.
È arduo confrontarsi con almeno
venticinque secoli della nostra storia ed è perciò una vanità utilizzare il
risultato di tale immane sforzo per impostare un’istallazione che dura sì e no un mese. Partendo dal taglio particolare
che si è voluto imprimere a piazza Risorgimento nelle passate festività, mi
sono già chiesto: che c’entrano con la religione le bancarelle? Scrivo invece adesso:
che rapporto vi è tra la religione, il divertimento
e la «giostra austriaca di fine ‘800»?
(Perché non proporre ai ragazzini d’oggi i loro
giochi?).
Riprendo dall’inizio. A dicembre ho
sorriso anch’io alle canzonature della dirigente del Miur e della sindaca di
Roma. Perché? Essenzialmente per la riproposizione dello schema Bertoldo >
re. (Un velo pietoso sui contenuti). La presentazione delle iniziative per il
Natale da noi ha visto invece un’inversione dei ruoli e ciò ha disorientato, talvolta
indisposto. Di più. Nelle guerre – per quanto preventive – vi è un nemico ben
preciso da attaccare non una nebulosa; soprattutto si spara ugualmente per fare
danni mentre ad Avezzano sono state usate cartucce a salve.
(Ieri se n’è andato Mario Perniola).
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