mercoledì 10 gennaio 2018

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Brutta bestia la pigrizia, in fondo che ci voleva a digitare «agorà» su un motore di ricerca? Non ho preso bene la frase «L’incontro di Dio con il popolo si manifesta proprio nell’agorà, in piazza»: perché?
L’antico termine (agorà) ha cambiato significato nel corso della sua storia, esso è associato generalmente alla filosofia e da usare con moderazione quando non da evitare negli altri campi.
La piazza europea ha visto svolgere di tutto nel corso dei secoli, a differenza di oggi con il rischio di essere banalizzata in parcheggio. Che succedeva, tempo addietro, nelle rimanenti «Piazza delle Erbe» italiane? Davanti al duomo di Milano? Di fronte al palazzo del principe in una grossa città? La religione ha perciò a che vedere con la piazza in casi e periodi particolari. (Quarant’anni fa scoprii con sorpresa che la famosa democrazia ateniese era il governo dei benestanti, partecipando alla vita pubblica una persona su sei. A proposito: l’agorà e il foro dei Romani sono la stessa cosa? L’agorà e la nostra piazza invece? Wikipediate gente…).
Almeno noi contemporanei abbiamo come punto di riferimento proprio l’edificio sacro (chiesa, moschea, sinagoga, tempio, sala di preghiera) più che lo spazio prospiciente – i riti si svolgono all’interno dopotutto.
È arduo confrontarsi con almeno venticinque secoli della nostra storia ed è perciò una vanità utilizzare il risultato di tale immane sforzo per impostare un’istallazione che dura sì e no un mese. Partendo dal taglio particolare che si è voluto imprimere a piazza Risorgimento nelle passate festività, mi sono già chiesto: che c’entrano con la religione le bancarelle? Scrivo invece adesso: che rapporto vi è tra la religione, il divertimento e la «giostra austriaca di fine ‘800»? (Perché non proporre ai ragazzini d’oggi i loro giochi?).
Riprendo dall’inizio. A dicembre ho sorriso anch’io alle canzonature della dirigente del Miur e della sindaca di Roma. Perché? Essenzialmente per la riproposizione dello schema Bertoldo > re. (Un velo pietoso sui contenuti). La presentazione delle iniziative per il Natale da noi ha visto invece un’inversione dei ruoli e ciò ha disorientato, talvolta indisposto. Di più. Nelle guerre – per quanto preventive – vi è un nemico ben preciso da attaccare non una nebulosa; soprattutto si spara ugualmente per fare danni mentre ad Avezzano sono state usate cartucce a salve.

(Ieri se n’è andato Mario Perniola).

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