Tempo addietro, si parlava di un mio
coetaneo con un giovane conoscente; ricordai d’averlo incrociato all’inizio
degli anni Settanta, quando ci si allenava tutti nello stesso stadio. Aggiunsi –
non ricordo perché – che quelli dell’atletica (nel senso: i maschi), abbandonavano
talvolta la pista di rubkor per
correre una decina di minuti nella pineta. Lui subito: «Lo sapevi che vogliono
costruirci un albergo lì in mezzo?».
Io ribattei (al solito) che per quella zona immaginavo il napalm sganciato da una squadriglia di Tornado e una settimana
dopo, decine d’avezzanesi chini a piantar faggi, lecci e castagni: alberi come
si deve.
Alcune settimane più tardi spuntò
l’annuncio del restyling di quello stadio ma io e anche altri, non ci si
fece caso. Dopotutto: «A nord di Avezzano è già stata creata negli anni ed è
costantemente e intensamente funzionante la Cittadella dello Sport, ritenuta la
più importante d’Abruzzo se non del Centro-Sud Italia – ha dichiarato il
sindaco Giovanni Di Pangrazio», MarsicaLive
31 dicembre 2016. Maurizio Bianchini aveva invece commentato a caldo, che l’operazione
era: «Un po’ come andare dall’architetto o al mobilificio a scegliere i mobili
quando ancora la banca non ha accettato la richiesta di mutuo per la casa», AvezzanoInforma 7 dicembre 2016. Si è
parlato in modo molto marginale dello Stadio dei Pini nella scorsa campagna
elettorale.
La lampadina si è accesa al
sottoscritto nei giorni passati scorrendo un comunicato: «Nel progetto, le basi
per la costituzione di un Villaggio olimpico attrezzato per la preparazione in
ben sette discipline sportive, la foresteria e tutto lo sviluppo del settore
legato agli sport di montagna, e non solo trail» (21 gennaio 2018). Già, «la foresteria».
L’intervento sarebbe stato: «“Un input formidabile all’economia e allo sviluppo
della città e della Marsica intera”, sottolineano Fabrizio Amatilli e
Gianfranco Gallese» ma appunto, si è sciupata l’occasione migliore per
trattarne – la campagna elettorale per le Amministrative –, come ho già
raccontato. (Eppure quell’idea un mese prima che cominciasse la nostra lunga
campagna elettorale, era un «momento importante per la città» secondo il
sindaco d’allora – Rete8 7 dicembre
2016).
Chiedo: è possibile, lecito quantificare tale «input»? Tanto per avere un’idea di quanto ci siamo persi.
Vi rammento com’è finita, anche se è
poco appassionante. Il vice-sindaco Emilio Cipollone: «siamo stati costretti a
rinunciare al mutuo di 1.250.000 (questa la cifra esatta) perché, a causa
dell’inerzia della precedente amministrazione, tale mutuo non sarebbe stato più
a tasso zero ma sarebbe diventato molto oneroso» – stesso giorno e testate
giornalistiche locali.
(Dovrei raccontare dell’altro circa la
mentalità dei nostri amministratori pubblici).
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