giovedì 3 ottobre 2019

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Riavvolgo il nastro, torno ai don Abbondio di casa nostra presi di mira da Crescenzo Presutti sui mezzi d’informazione, lo scorso 27 settembre. Riassumo le ultime quattro (vecchie) uscite. Pur di non contrariare le associazioni dei commercianti, Di Pangrazio avrebbe, con ottime probabilità, tenuto bloccati fino al 2022 – se nuovamente eletto – i quattrini (Fondazione Carispaq) destinati al restyling di piazza Risorgimento. (Avrebbe mantenuto, per lo stesso motivo, anche la vergogna dell’arteria che passa per la piazza principale d’Avezzano). Silenzio, anche da parte degli altri.
Mi sono anche fatto due conti. Si sono succedute tredici Amministrazioni comunali da quando si è cominciato a parlare d’isola pedonale – inizio anni Ottanta del secolo scorso –, ad Avezzano. Sommando il numero dei sindaci, quello degli assessori e dei consiglieri comunali, si ottiene una cifra più prossima a 500 unità che non a 400. Crescenzo Presutti è il quarto uomo delle istituzioni che, in questo lasso, ha egli approvato la realizzazione di un’isola pedonale; è stato anche l’unico assessore a dichiararlo negli ultimi decenni. (Ne ha accennato alcune volte anche l’ex sindaco Gabriele De Angelis negli ultimi mesi, a dirla tutta. Ho dimenticato qualcuno?). Questi dati sono efficaci per dare un’immagine precisa del provincialismo della classe politica locale, dicono invece pochissimo degli altri avezzanesi. (Nel senso: è davvero favorevole solo, o nemmeno un avezzanese su cento all’istituzione di un’isola pedonale?)

Ripeto lo stesso ragionamento che feci a suo tempo, una volta riaperta piazza A. Torlonia. Ci va tuttora più gente ai nostri giardini pubblici, perché è un posto senz’altro più pulito e ordinato che nel trentennio precedente. Idem, per la pista ciclabile: una volta inaugurata, sono spuntati i ciclisti, all’improvviso. (Dove si erano cacciati in precedenza? Tutti nascosti?). Il numero dei frequentatori pomeridiani di piazza Risorgimento è diminuito, una volta riaperti i due incroci: è una questione di dimensioni, soprattutto di qualità dello spazio. (È indicativo dei limiti del «modello Pescara», se adottato da noi – come ho già pubblicato lo scorso 7 settembre. Benedetta «crocetta»!). Chi ha smesso di metterci i piedi, evita di appendere manifesti, proporre petizioni, mostrarsi incazzato, scrivere lettere sdegnate alle testate giornalistiche o anche post su Facebook – né più né meno come quelli che smisero, al suo tempo – nel citato trentennio –, di frequentare piazza A. Torlonia.

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