Riavvolgo il nastro, torno ai don
Abbondio di casa nostra presi di mira da Crescenzo Presutti sui mezzi
d’informazione, lo scorso 27 settembre. Riassumo le ultime quattro (vecchie)
uscite. Pur di non contrariare le associazioni dei commercianti, Di Pangrazio
avrebbe, con ottime probabilità, tenuto bloccati fino al 2022 – se nuovamente
eletto – i quattrini (Fondazione Carispaq) destinati al restyling di piazza
Risorgimento. (Avrebbe mantenuto, per lo stesso motivo, anche la vergogna dell’arteria che passa per la piazza principale
d’Avezzano). Silenzio, anche da parte degli altri.
Mi sono anche fatto due conti. Si sono
succedute tredici Amministrazioni
comunali da quando si è cominciato a parlare d’isola pedonale – inizio anni
Ottanta del secolo scorso –, ad Avezzano. Sommando il numero dei sindaci,
quello degli assessori e dei consiglieri comunali, si ottiene una cifra più
prossima a 500 unità che non a 400.
Crescenzo Presutti è il quarto uomo
delle istituzioni che, in questo lasso, ha egli approvato la realizzazione di
un’isola pedonale; è stato anche l’unico assessore a dichiararlo negli ultimi
decenni. (Ne ha accennato alcune volte anche l’ex sindaco Gabriele De Angelis
negli ultimi mesi, a dirla tutta. Ho dimenticato qualcuno?). Questi dati sono
efficaci per dare un’immagine precisa del provincialismo della classe politica
locale, dicono invece pochissimo degli altri avezzanesi. (Nel senso: è davvero favorevole
solo, o nemmeno un avezzanese su cento
all’istituzione di un’isola pedonale?)
Ripeto lo
stesso ragionamento che feci a suo tempo, una volta riaperta piazza A.
Torlonia. Ci va tuttora più gente ai nostri giardini pubblici, perché è un
posto senz’altro più pulito e ordinato che nel trentennio precedente.
Idem, per la pista ciclabile: una
volta inaugurata, sono spuntati i ciclisti, all’improvviso. (Dove si erano
cacciati in precedenza? Tutti nascosti?). Il numero dei frequentatori pomeridiani
di piazza Risorgimento è diminuito,
una volta riaperti i due incroci: è una questione di dimensioni, soprattutto di
qualità dello spazio. (È indicativo
dei limiti del «modello Pescara», se adottato da noi – come ho già pubblicato
lo scorso 7 settembre. Benedetta «crocetta»!). Chi ha smesso di metterci i
piedi, evita di appendere manifesti, proporre petizioni, mostrarsi incazzato, scrivere
lettere sdegnate alle testate giornalistiche o anche post su Facebook – né più
né meno come quelli che smisero, al suo tempo – nel citato trentennio –, di
frequentare piazza A. Torlonia.
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