(Avevo eliminato qualcosa per non
appesantire il precedente post). Riprendo la vicenda Porta a Porta; se n’è parlato per frammenti, in maniera
interessata.
S’ignora tuttora – nonostante quello
che si è detto nella trasmissione Rai
e ciò che si è scritto da noi – se i tre citati episodi di teppismo siano
legati tra loro; una tale massa d’informazioni non ha stabilito neppure se tali
bravate abbiano a che fare con il consumo di «alcol». È regnata la confusione ad
Avezzano, senza riuscire a smontare la narrazione dello stesso. (La vicenda
prosegue sul Centro di oggi).
Si è saputo che una parte della
popolazione marsicana è alcoldipendente: oltre 1600 su 132mila abitanti. Gente con «problemi allo stadio più
avanzato, in particolare tra i 40 e i 60 anni», Adelmo Di Salvatore in M.
Sbardella, Scatta l’emergenza alcol dopo
la movida dei teppisti, in «IlCentro» 16 ottobre 2019. Giovani e giovanissimi
c’entra perciò in modo relativo. Mi chiedo anche come possa il Serd metterci
una pezza in qualche modo: un conto è classificare
le persone, un altro tirarle fuori
da una qualche dipendenza. Come seguire, assistere, recuperare un tale – almeno
– spropositato numero? («quota 1.600»). Dopo tante argomentazioni, soprattutto:
che fare?
Mi ha fatto piacere sapere che i miei coetanei
sono dei morigerati; ho recitato la parte del vecchio trombone nelle
chiacchiere, qualcuno ha apprezzato il mio uso del termine, più concreto,
«super-alcolici» anziché il generico «alcol». Ci si ubriacava raramente ai miei
tempi, utilizzando vino da tavola, con una gradazione certo inferiore o, al
massimo, uguale a 11°; si evitavano sia i liquori sia la birra – essa non
raggiungeva le alte gradazioni degli ultimi decenni. (Erano cose tra maschi, potendo
interessare). Vi è una ritualità, si sono moltiplicati gli approcci alle
bevande alcoliche, è cambiato moltissimo, ai nostri giorni. C’è anche chi – giovani, giovanissimi – utilizza
sostanze chimiche (fai-da-te) per reggere cospicui quando non micidiali
quantitativi di alcol. Ecco, non ci
s’intende proprio nel parlare di «toppa» tra me e un ventenne: è questo il
dato più evidente della faccenda; vi è una distanza incolmabile.
È opportuno prendere Porta a Porta per quello che è: una trasmissione
televisiva, di cui noi ci si ricorda sì e no il giorno seguente, e buonanotte.
P.S. Può consolare che in provincia non
esiste – per quanto ne so io, s’intende –, il mercato nero del Viagra: serve a mantenere
il pistulin dür quando degenerano le
festicciole tra adolescenti.
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