mercoledì 23 ottobre 2019

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(Avevo eliminato qualcosa per non appesantire il precedente post). Riprendo la vicenda Porta a Porta; se n’è parlato per frammenti, in maniera interessata.
S’ignora tuttora – nonostante quello che si è detto nella trasmissione Rai e ciò che si è scritto da noi – se i tre citati episodi di teppismo siano legati tra loro; una tale massa d’informazioni non ha stabilito neppure se tali bravate abbiano a che fare con il consumo di «alcol». È regnata la confusione ad Avezzano, senza riuscire a smontare la narrazione dello stesso. (La vicenda prosegue sul Centro di oggi).
Si è saputo che una parte della popolazione marsicana è alcoldipendente: oltre 1600 su 132mila abitanti. Gente con «problemi allo stadio più avanzato, in particolare tra i 40 e i 60 anni», Adelmo Di Salvatore in M. Sbardella, Scatta l’emergenza alcol dopo la movida dei teppisti, in «IlCentro» 16 ottobre 2019. Giovani e giovanissimi c’entra perciò in modo relativo. Mi chiedo anche come possa il Serd metterci una pezza in qualche modo: un conto è classificare le persone, un altro tirarle fuori da una qualche dipendenza. Come seguire, assistere, recuperare un tale – almeno – spropositato numero? («quota 1.600»). Dopo tante argomentazioni, soprattutto: che fare?
Mi ha fatto piacere sapere che i miei coetanei sono dei morigerati; ho recitato la parte del vecchio trombone nelle chiacchiere, qualcuno ha apprezzato il mio uso del termine, più concreto, «super-alcolici» anziché il generico «alcol». Ci si ubriacava raramente ai miei tempi, utilizzando vino da tavola, con una gradazione certo inferiore o, al massimo, uguale a 11°; si evitavano sia i liquori sia la birra – essa non raggiungeva le alte gradazioni degli ultimi decenni. (Erano cose tra maschi, potendo interessare). Vi è una ritualità, si sono moltiplicati gli approcci alle bevande alcoliche, è cambiato moltissimo, ai nostri giorni. C’è anche chi – giovani, giovanissimi – utilizza sostanze chimiche (fai-da-te) per reggere cospicui quando non micidiali quantitativi di alcol. Ecco, non ci s’intende proprio nel parlare di «toppa» tra me e un ventenne: è questo il dato più evidente della faccenda; vi è una distanza incolmabile.
È opportuno prendere Porta a Porta per quello che è: una trasmissione televisiva, di cui noi ci si ricorda sì e no il giorno seguente, e buonanotte.

P.S. Può consolare che in provincia non esiste – per quanto ne so io, s’intende –, il mercato nero del Viagra: serve a mantenere il pistulin dür quando degenerano le festicciole tra adolescenti.

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