(Riprendo
con questioni a me più congeniali). Sono stato invitato ad assistere a un incontro politico in vista delle Amministrative 2020,
una decina di giorni fa; ho respinto la proposta, in modo forse sgarbato.
Ho scorso qualche resoconto sulle
testate giornalistiche del posto, il giorno seguente. Prendo da Roberto
Verdecchia: «Avete parlato di pista ciclabile? [Beh,] è nata con Floris per
unire le periferie e poi invece è stata fatta in centro [perché] a qualcuno
piaceva così», in F. Falcone, Elezioni
2020, ex amministratori rispondono all’appello del centro servizi volontariato:
sì al civismo per la città, in «MarsicaLive» 12 ottobre 2019.
Ebbene, vi sono due piste ciclabili ad Avezzano; la prima risale ad Antonello
Floris mentre la seconda a Gabriele De Angelis – vi è in mezzo Giovanni Di
Pangrazio (2012-17), periodo in cui tutto è rimasto fermo. I due tracciati sono dovuti a fondi diversi,
non disposti dal comune d’Avezzano:
i cittadini non hanno sborsato un centesimo di tasca loro. (La più vecchia
dovrebbe finire collegata alla stazione ferroviaria, com’è noto, e raggiungere perciò
la recente).
La cosiddetta Ciclabile nord unisce
tuttora scuole e uffici – era quella
la sua ragione –, mentre quella nuova – a regime dall’anno passato – è di tipo tradizionale: essa prova a spostare una
quota di traffico motorizzato su un mezzo più ecologico e meno ingombrante. Nessuno,
secondo me, avrebbe fatto caso a quell’intervento propiziato
dall’amministrazione Floris se fosse già in funzione una pista ciclabile di
tipo tradizionale, quella che andava realizzata per prima. Quella che serve veramente a una città ma che molti,
oggi, vogliono smantellare con motivazioni risibili – che c’entrano poco o niente
con la mobilità. (Le strade di collegamento tra centro e quartieri sono più
importanti di quelle tra quartieri – nella città europea, da secoli).
Ignoro tuttora l’identità di chi
preferiva una pista ciclabile proprio su un asse principale, una delle strade
più trafficate: era tanto sconveniente nominarlo pubblicamente? (Inoltre. Il progetto di tale tracciato – richiesto
per accedere al finanziamento – è stato firmato da un professionista, un amministratore
di condominio, un becchino, un presidente di bocciofila? Tanto per sapere). Ecco,
è come dire che un ingegnere o un architetto, nell’erigere un edificio, impone all’impresa costruttrice di
collegare le travi perfino, addirittura, nientepopodimeno che ai pilastri! (Il
professionista si sarebbe lasciato ammaliare da un proprio momentaneo capriccio
o perseguendo qualche inconfessabile interesse).
Io avrei ascoltato queste amenità da un
politico di lungo corso, una persona che dovrebbe conoscere la questione quanto
e meglio di me, senza poter ribattere. Mah…
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