lunedì 7 ottobre 2019

walking on air

Mi è capitato di affrontare in forte ritardo la questione Jova Beach Tour. È stato ripescato, tra amici in questo scorcio d’autunno, un suo conosciutissimo scritto: «Non mi sarei mai aspettato, […] che il mondo dell’associazionismo ambientalista fosse così pieno di veleni, divisioni, inimicizie, improvvisazione, cialtroneria, sgambetti tra associazioni, protagonismo narcisista, tentativi di mettersi in evidenza, gettando discredito su tutto e su tutti, diffondendo notizie false, approfittando della poca abitudine al “fact checking” di molte testate. Il mondo dell’ambientalismo è più inquinato dello scarico della fogna di Nuova Delhi!».
Numerose testate si sono interessate all’argomento; l’ha ben analizzato il gruppo Alpinismo Molotov ma non sul suo sito. (Ho filato poco la vicenda, a dirla tutta).
Nello specifico, per quello che mi riguarda – sono chiamato in causa –, mi sono detto. 1) Sto dentro quel mondo da ormai quarant’anni, mi sono accorto poco o niente di tutto ciò che è a esso addebitato – ho l’immensa attenuante di vivere in periferia. 2) È una coglioneria quella della «fogna di Nuova Delhi»: dovremmo essere tutti sporchi – me compreso –, farci inoltre prestare svariate altre migliaia di persone per raggiungere quella cifra. (Nuova Delhi conta 142mila abitanti).
Ho sempre usato la prima persona plurale nei comunicati che ho firmato per conto di associazioni, non vi sono mie fotografie a corredare articoli su questioni ambientali. (Succede quasi sempre così nel nostro mondo). È una caratteristica dell’ambiente dello spettacolo il «mettersi in evidenza», invece. Ho conosciuto vittorie e sconfitte né più né meno degli altri ambientalisti: è la vita che è proprio così. (La hybris è, purtroppo, un elemento ricorrente nell’ambiente dello spettacolo, soprattutto in Italia). Ecco, mi sembra che Lorenzo Cherubini abbia descritto con eccessiva disinvoltura persone con cui egli ha avuto, non da ieri, scarsissima o nulla dimestichezza, frequentazione. (Ci sarà pure qualche stronzo, indubbiamente).
Chi ha fatto saltare il concerto sulla spiaggia di Vasto? Stando alle informazioni, è stato il prefetto di Chieti. Il prefetto è un uomo che dipende dal ministero dell’Interno. (C’entra perciò come i cavoli a merenda la presunta falla nel fact checking delle testate giornalistiche).
Riporto quest’ampio stralcio da un comunicato di Stazione Ornitologica Abruzzese – lo conoscerete: «La lettura del verbale delle riunioni in Prefettura e i molteplici allegati evidenziano enormi problematiche ambientali e procedure di legge che appaiono violate più volte tanto da meritare, appunto, le durissime valutazioni degli enti e delle autorità.
In primo luogo, Carabinieri e Guardia di Finanza evidenziano come sia del tutto inconcepibile pensare di portare 30.000 persone su Fosso Marino, un corso d’acqua classificato ufficialmente a rischio idrogeologico molto elevato.
Poi si passa alla questione delle autorizzazioni sui lavori già effettuati sullo stesso Fosso con la distruzione della vegetazione. Da quella paesaggistica, dove la Sovrintendenza mette nero su bianco di non essere stata informata, a quella mancante dell’Autorità di Bacino. La Regione Abruzzo fa mettere a verbale che sarebbero state compiute violazioni della normativa ambientale comunitaria, tanto da dover coinvolgere il Ministero dell’Ambiente […].
A questo si aggiungono enormi criticità di carattere logistico e di sicurezza. Anche su questo vogliamo sottolineare che di fatto derivano da una questione ambientale e urbanistica: la scelta di non voler fare l’evento in uno stadio normalmente attrezzato con parcheggi, vie di fuga, aree di filtraggio ecc. ma di voler trasformare ex novo una spiaggia in un’arena concerti».
Hanno avuto una loro parte, gli ambientalisti; essi hanno protestato in qualche occasione e gli è stato creduto nel caso di Vasto. (Si era alla presenza di una ponderosa, qualificata documentazione – altro che «improvvisazione, cialtroneria»). Le loro richieste sono state accolte – ripeto – dallo Stato. (Erano tre, non due i soggetti in campo: uno è l’arbitro).
Preferisco ricordare che la tappa abruzzese di Jova Beach Tour non è saltata, non vi è perciò stato nessun danno economico a carico della popstar.
Non mi va di giudicare un personaggio che in qualche modo mi offende senza conoscermi, considerando che non lo disprezzo né lo sento a me vicino: mi è indifferente.
Essendo cresciuto in un periodo in cui più di un amico e un conoscente si svenava per l’Hi-Fi – anche tutto ciò che si trovava intorno all’impianto –, non capirò mai abbastanza perché si progettano simili eventi: non è più appropriato un auditorio, un teatro al massimo? Va bene anche uno stadio, se è proprio indispensabile buttare al cesso il lavoro dei tecnici in studio di registrazione.

(L’Arena di Verona è divenuta nel giro di pochi anni un luogo privilegiato della musica pop come un Palasport qualsiasi. Mah…).

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