Mi è capitato di affrontare in forte
ritardo la questione Jova Beach Tour.
È stato ripescato,
tra amici in questo scorcio d’autunno, un suo conosciutissimo scritto: «Non mi sarei mai aspettato, […] che il mondo
dell’associazionismo ambientalista fosse così pieno di veleni, divisioni,
inimicizie, improvvisazione, cialtroneria, sgambetti tra associazioni,
protagonismo narcisista, tentativi di mettersi in evidenza, gettando discredito
su tutto e su tutti, diffondendo notizie false, approfittando della poca
abitudine al “fact checking” di molte testate. Il mondo dell’ambientalismo è
più inquinato dello scarico della fogna di Nuova Delhi!».
Numerose testate si sono interessate
all’argomento; l’ha ben analizzato il gruppo Alpinismo Molotov ma non sul suo
sito. (Ho filato poco la vicenda, a dirla tutta).
Nello specifico, per quello che mi
riguarda – sono chiamato in causa –, mi sono detto. 1) Sto dentro quel mondo da
ormai quarant’anni, mi sono accorto poco o niente di tutto ciò che è a esso addebitato
– ho l’immensa attenuante di vivere in periferia. 2) È una coglioneria quella
della «fogna di Nuova Delhi»: dovremmo essere tutti sporchi – me compreso –, farci inoltre prestare svariate
altre migliaia di persone per raggiungere quella cifra. (Nuova Delhi conta
142mila abitanti).
Ho sempre usato la prima persona
plurale nei comunicati che ho firmato per conto di associazioni, non vi sono
mie fotografie a corredare articoli su questioni ambientali. (Succede quasi
sempre così nel nostro mondo). È una caratteristica dell’ambiente dello
spettacolo il «mettersi in evidenza», invece. Ho conosciuto vittorie e
sconfitte né più né meno degli altri ambientalisti: è la vita che è proprio
così. (La hybris è, purtroppo, un
elemento ricorrente nell’ambiente dello spettacolo, soprattutto in Italia).
Ecco, mi sembra che Lorenzo Cherubini abbia descritto con eccessiva
disinvoltura persone con cui egli ha
avuto, non da ieri, scarsissima o nulla dimestichezza, frequentazione. (Ci sarà
pure qualche stronzo, indubbiamente).
Chi ha fatto saltare il concerto sulla
spiaggia di Vasto? Stando alle informazioni, è stato il prefetto di Chieti. Il prefetto è un uomo che dipende dal
ministero dell’Interno. (C’entra perciò come i cavoli a merenda la presunta
falla nel fact checking delle testate
giornalistiche).
Riporto quest’ampio stralcio da un
comunicato di Stazione Ornitologica Abruzzese – lo conoscerete: «La lettura del
verbale delle riunioni in Prefettura e i molteplici allegati evidenziano enormi
problematiche ambientali e procedure di legge che appaiono violate più volte
tanto da meritare, appunto, le durissime valutazioni degli enti e delle
autorità.
In primo luogo, Carabinieri e Guardia
di Finanza evidenziano come sia del tutto inconcepibile pensare di portare
30.000 persone su Fosso Marino, un corso d’acqua classificato ufficialmente a
rischio idrogeologico molto elevato.
Poi si passa alla questione delle
autorizzazioni sui lavori già effettuati sullo stesso Fosso con la distruzione
della vegetazione. Da quella paesaggistica, dove la Sovrintendenza mette nero
su bianco di non essere stata informata, a quella mancante dell’Autorità di
Bacino. La Regione Abruzzo fa mettere a verbale che sarebbero state compiute
violazioni della normativa ambientale comunitaria, tanto da dover coinvolgere
il Ministero dell’Ambiente […].
A questo si aggiungono enormi criticità
di carattere logistico e di sicurezza. Anche su questo vogliamo sottolineare che
di fatto derivano da una questione ambientale e urbanistica: la
scelta di non voler fare l’evento in uno stadio normalmente attrezzato con
parcheggi, vie di fuga, aree di filtraggio ecc. ma di voler trasformare ex novo
una spiaggia in un’arena concerti».
Hanno avuto una loro parte, gli
ambientalisti; essi hanno protestato in qualche occasione e gli è stato creduto
nel caso di Vasto. (Si era alla
presenza di una ponderosa, qualificata documentazione
– altro che «improvvisazione, cialtroneria»). Le loro richieste sono state
accolte – ripeto – dallo Stato.
(Erano tre, non due i soggetti in
campo: uno è l’arbitro).
Preferisco ricordare che la tappa
abruzzese di Jova Beach Tour non è
saltata, non vi è perciò stato nessun danno economico a carico della popstar.
Non mi va di giudicare un personaggio che
in qualche modo mi offende senza conoscermi, considerando che non lo disprezzo
né lo sento a me vicino: mi è indifferente.
Essendo cresciuto in un periodo in cui più
di un amico e un conoscente si svenava per l’Hi-Fi – anche tutto ciò che si
trovava intorno all’impianto –, non capirò mai abbastanza perché si progettano
simili eventi: non è più appropriato un auditorio, un teatro al massimo? Va
bene anche uno stadio, se è proprio indispensabile buttare al cesso il lavoro
dei tecnici in studio di registrazione.
(L’Arena di Verona è divenuta nel giro
di pochi anni un luogo privilegiato della musica pop come un Palasport qualsiasi. Mah…).
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