Da quando sono partito con questo blog,
ho costantemente mostrato di apprezzare lo spessore, la capacità e l’acume
della classe politica aquilana rispetto a quella avezzanese: un altro pianeta. Le
cose sono un po’ cambiate negli ultimi anni e la cronaca recente mostra –
almeno a me – che i miei conterranei hanno almeno recuperato il loro gap.
Un paio di testate giornalistiche ha
pubblicato un documento che proverebbe il coinvolgimento degli «aquilani» nella
caduta della passata Amministrazione. (È una vicenda che vede come protagonista
il partito Fratelli d’Italia).
Mi soffermo giusto sulla parte che più
m’interessa. Tra le «richieste» a Gabriele De Angelis spunta: «3. eliminazione
pista ciclabile in centro, mediante dichiarazione del consiglio comunale
dell’8.6.19», in Le mani di Biondi su
Avezzano: un ricatto non accettato alla base del crollo dell’amministrazione.
Ecco il documento, in «MarsicaLive» 22 ottobre 2019. La lettera è firmata
da: Pierluigi Biondi, Aurelio Bruni, Iride Cosimati, Maurizio Gentile, Guido Quintino
Liris, e Leonardo Rosa.
È stringata come le altre «richieste»,
trattandosi di un comunicato politico; la cosa più evidente è che si vuol
eliminare una delle due piste ciclabili: la
più frequentata.
Il personaggio politico spesso coincide con l’amministratore dagli
anni Novanta del secolo scorso, tutto questo presenta dei vantaggi e degli
svantaggi.
Domanda: che cosa propongono i sei – o i
quattro più due – in alternativa a quella pista ciclabile? Niente. Ci troviamo perciò, sicuramente, alla presenza di una mossa
tutta politica – giusta, sbagliata,
così-così: non m’interessa. (La politica è un vasto territorio, l’ideologia è
una prateria sterminata).
È completamente diverso il giudizio dal
lato amministrativo: si tratta di
una proposta da peracottari. Un pubblico
amministratore deve spiegare alla cittadinanza le sue scelte – richieste o no;
nel caso avezzanese abbiamo alle spalle l’adozione di un Pgtu (2003) e un progetto
(2018) – firmati entrambi da professionisti – dietro alla recente pista
ciclabile: ‘Hic Rhodus, hic salta’.
Dei sei richiedenti, il primo (sindaco)
e il quinto (assessore regionale) dovrebbero: a) avere un’idea sicuramente più
chiara degli avezzanesi circa le questioni della mobilità, trovandosi alle
prese – a differenza di Avezzano – con un Pums (Piano urbano di mobilità
sostenibile) proprio dalle loro parti. (Dategli uno sguardo in rete); b)
proporre – da un agglomerato che è contemporaneamente capoluogo di Provincia e
di Regione – una simile misura ad altre città abruzzesi, soprattutto dov’è
maggiormente praticabile. (Quasi tutte se si considera il basso numero dei loro
abitanti). I due, invece, vogliono eliminarne una in un posto in cui esse sono
già realizzate. (Mi chiedo: si può parlare di mobilità sostenibile nel
capoluogo di provincia e di regione oppure è bandito, almeno sconveniente?).
Due giorni fa, abbiamo saputo dalle
testate (on-line) locali dell’avvio
del nostro programma operativo riferito al Programma sperimentale nazionale di
mobilità sostenibile casa-lavoro e casa-scuola, promosso dal ministero
dell’Ambiente (2016). Avezzano era il capofila di una cordata comprendente
anche Celano, L’Aquila, Sulmona e Pratola Peligna (2017). (Un malloppo – si fa
tanto per dire – di 300mila euro da
dividere, in qualche maniera, tra i cinque
comuni). Pierluigi Biondi è stato eletto sindaco qualche mese dopo. Mi chiedo:
che fine farà adesso quei quattrini, considerando che proprio lui vuole azzerare
una pista ciclabile di un altro comune? (Ripeto: la più trafficata d’Avezzano).
Rifiuterà quei fondi? Li utilizzerà diversamente, considerando che è il primo
cittadino di una città – a suo dire – «nobile, aristocratica»? (Che so: due
metri e mezzo, al massimo tre, di metropolitana…).
Ci vuole un notevole sprezzo del
ridicolo per sindacare, da una città in ricostruzione dopo un devastante
terremoto, una… pista ciclabile. (Che ne pensa Carla Mannetti?)
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