Sono tornato al post scriptum dell’ultima pubblicazione. Si era partiti, con le
chiacchiere, dall’operazione militare turca in Siria per arrivare al Nobel per
la letteratura a Peter Handke. Ho
assistito, sui mass media, allo
scatenarsi di opposti estremismi. Da una parte c’era l’Associazione Madri di
Srebrenica (contro), dall’altra qualche autorità della Repubblica di Serbia (a
favore). Domanda: c’entra qualcosa con la letteratura, uno o entrambi quei
soggetti? No.
C’è che cosa in mezzo ai due
estremismi? Vi sono almeno le guerre prodotte dalla dissoluzione della
Iugoslavia, nei primi anni Novanta. Lo scrittore di Griffen aveva difeso, al
suo tempo, dei personaggi che in Europa, in Occidente, noi consideriamo
comunemente – senza imbarazzo – dei criminali di guerra. (È rimasto della
stessa idea, a dirla tutta).
Ho ignorato per intero, non m’interessa
la produzione dell’austriaco su tale argomento; feci lo stesso per gli scritti
di Michel Foucault in cui il filosofo di Poitiers mostrava d’apprezzare
l’azione del regime degli ayatollah. (Qualcuno
penserà: «Volevi ricordarteli in un certo modo…»).
Il retro-pensiero delle Madri e di
alcuni artisti che si sono rivoltati contro l’assegnazione del Nobel, è condensato
nella formula: «Non si può separare l’arte dalla vita». È proprio così? È sempre
così? No, porto qualche esempio personale per quello che può valere – sono io un
blogger dopotutto.
Leggendo qualche libro di Louis Althusser,
sapevo che tale personaggio aveva già avuto qualche problemino di sanità
mentale; il filosofo aveva già ammazzato sua moglie, alla mia età. Ho rinnegato
tutto ciò che ho letto di lui? Per niente. Mi fu regalato Essere e tempo, una trentina d’anni fa. L’ho respinto, non l’ho
nemmeno sfogliato perché Heidegger – com’è noto –, nutriva più di una simpatia nei
confronti del nazismo? Nemmeno per idea. La prima volta che ho avuto sotto gli
occhi, un paio di tele di Jackson Pollock, io sapevo da decenni che a lui
piaceva alzare il gomito: una pratica ritenuta deleteria dalla società in cui
viviamo. Rimasi estasiato davanti a quei pezzi, nonostante quella sua debolezza.
Lascio immaginare l’enorme quantità di stravizi dietro alla produzione musicale
che mi ha accompagnato durante l’adolescenza. (Devo vergognarmi quando,
lavorando al computer, ascolto in sottofondo qualche pezzo rock su YouTube?). Conserverò perciò i numerosi
libri di Handke, non sistemerò certo qualche pila di volumi nel mastello della
carta, né io li regalerò a qualche amico.
Non ho molti ricordi di quel bagno di
sangue ma lessi alcune testimonianze di alcuni pacifisti italiani che
frequentarono quella regione, poco prima che la situazione precipitasse. Era
divenuto quello, nel giro di pochi mesi, un posto in cui le differenze di
religione e quelle tra etnie, pesavano molto più che nel passato sulla civile
convivenza. Sì, non c’entrarono solo i governanti locali o l’Europa che
intervenne tardi e malamente per interrompere quei conflitti. Il disprezzo
penetrò in modo molecolare in quella società: finirono per odiarsi tutti. (Succederebbe
che cosa in Italia ai nostri giorni, se più persone seguissero il pensiero
degli imprenditori politici della paura?)
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