Chiudo questa insolita parentesi in cui
ho infilato Peter Handke e l’intervento armato della Turchia in Siria.
Riprendo Alexander Langer nella
trascrizione di un’intervista radiofonica: «occorre una credibile autorità
internazionale che sappia minacciare e anche impiegare – accanto agli strumenti
assai più importanti della diplomazia, della mediazione, della conciliazione
democratica, dell’incoraggiamento civile, dell’integrazione economica,
dell’informazione veritiera… – la forza militare, esattamente come avviene con
la polizia sul piano interno degli Stati», 6 luglio 1993. (I primi scontri nei
Balcani erano scoppiati nel 1991).
Lui e altri saranno più espliciti in
vari interventi: bisognava intervenire – con le buone o le cattive – per
fermare un bagno di sangue. Mi è difficile impiegare il termine guerra perché
negli anni Novanta, in quelle parti, i conflitti hanno talvolta assunto i
tratti della pulizia etnica. Uno dei numerosi italiani andati in quelle parti
scriveva: «Lo stesso addebito di crimini di guerra è, nel loro caso, un
eufemismo, per quanto benintenzionato, poiché essi sono fin dal loro movimento
iniziale azioni criminali», in A. Sofri, Il
nodo e il chiodo, 1995. Una simile posizione fu marginale nel movimento
eco-pacifista; il senno di poi ha mostrato – almeno al sottoscritto, che
inizialmente era di altro avviso – la sua giustezza: bisognava sporcarsi le
mani. Era giusto, salvare quante più
vite umane possibili; non bisognava curarsi di chi avrebbe poi accusato alcuni
di essere, pacifisti un giorno, guerrafondai l’altro. Il pacifismo diventa altrimenti
un idolo; nel senso: confondere i mezzi con i fini. Strumenti come polizia, no fly zone, forze (armate) d’interposizione,
«cuscinetti», sceriffate e altro, potevano
evitare alcune stragi di civili.
Torno all’attuale situazione nella Siria
settentrionale – l’Ue non muoverà un dito neanche questa volta e poi giù lacrime
di coccodrillo –, ci aggiungo le morti nel Mediterraneo di chi vuol raggiungere
l’Europa del Nord in cerca di una vita migliore di quella che conduceva. Sono
anche questi dei casi in cui è giusto evitare l’annegamento di quante più persone
possibili, senza pensare (come nel secondo) a chi si sta ripescando in acqua – buoni, cattivi, così-così. (Proprio
così: buoni, cattivi, così-così).
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