venerdì 3 gennaio 2020

Com'è andata 2

C’è stata anche un po’ di voglia di sangue: le Amministrative della prossima primavera. Nel senso: chi, quanti cambieranno – ancora – casacca per l’occasione? Quali altre strane alleanze? Ho consigliato, in genere, d’informarsi su una testata on-line aquilana (IlCapoluogo). (Essa ha parlato anche dell’attività della Caritas rivolta a chi dorme all’aperto ad Avezzano, lo scorso 24 dicembre – cadeva dalle nuvole, invece, una testata del posto, sullo stesso tema tre giorni dopo). Non circolano analisi politiche di sorta, dalle nostre parti – come sempre. Riporto giusto un paio di righi, da confrontare con la mediocrità che aleggia da noi: «mentre Il Passo Possibile [lista civica dell’ex dem Americo Di Benedetto a L’Aquila, ndr] cresce e si struttura, il Pd pare regredire. Completamente assente dalle dinamiche elettorali delle prossime tornate, Chieti o Avezzano, come pure sulla crisi a Sulmona, tra le campagne acquisti e le dialettiche appassionate, Lega/FdI, manca completamente il centro sinistra ed il Pd», in A. Cococcetta, Centro sinistra, che fine ha fatto il Pd?, 23 dicembre 2019. (Descrive una situazione che copre un’estesa area dell’Abruzzo, nel parlare della sua città).
È stata denunciata una regia esterna nella caduta della passata Amministrazione ma tutto ciò non ha provocato, in città (22 ottobre 2019), un briciolo di riflessione: tutto fagocitato in un battere di ciglia. Si assiste alla richiesta di qualche aiuto esterno come appoggio a qualche candidatura. (Zitti e mosca, anche in questo piccolo caso eppure, è un momento d’oro per i partiti d’ispirazione sovranista o nazionalista).

Dopo un quarto di secolo dominato da persone dotate di leadership che costruivano intorno a sé un’alleanza elettorale, gli avezzanesi stanno ritornando al sindaco appartenente al «partito più votato» oppure scelto tra L’Aquila, Roma e Milano. (È andata peggio, di recente, con il presidente di Regione giunto da Roma e ciò mostra com’è malridotto il mondo politico abruzzese). Ne risentiranno i programmi di governo e le varie campagne elettorali proprio nella miglior occasione per esporre i problemi (di quartiere, locali, territoriali), le aspirazioni dei cittadini – quando ci si parla e si discute di più. Infatti, quale altra migliore occasione per parlare dei fatti nostri, più delle elezioni per il nuovo sindaco? C’è perciò il rischio che i partiti si limiteranno a proporre da noi i contenuti sperimentati, che funzionano nelle grosse città, eliminando le questioni e le peculiarità del luogo. (Peseranno la congiuntura politica a livello nazionale e anche la vicinanza con la Capitale). Potrà succedere che si darà – di una città tranquilla e sonnacchiosa come Avezzano – un’immagine che neanche il Bronx, il Far West. (Chi glielo racconterà, a probabili investitori – a urne chiuse –, che tutto ciò era, in realtà, solo un basso espediente per racimolare altri voti?). (2/3)

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