giovedì 16 gennaio 2020

D2

Si sono mossi a tenaglia sull’ex sindaco, da una parte il Pd, dall’altra M5s insieme a un’assortita compagnia.
Inizia il Partito Democratico. Roberto Verdecchia parla, a proposito del progetto, di «erosione di ben 32-36 posti auto che consentirebbe soltanto il transito e non la sosta su i due lati», 3 agosto 2019. Gli fa eco la locale sezione. «“Se si devono togliere parcheggi da una zona”, continua Ceglie, “se ne devono trovare contemporaneamente altrettanti nelle adiacenze […]», 5 agosto 2019. (Il commissario prefettizio dichiarerà il 16 dello stesso mese, che la circolazione rimarrà immutata). Aveva tutt’altra idea quel partito, quando era coinvolto in un’altra amministrazione. «“A breve incontrerò anche i responsabili di settore”, conclude [Giovanni Di Pangrazio, ndr], “per discutere della possibilità di chiudere al traffico il quadrilatero intorno alla piazza [del Mercato, ndr], in modo da renderla godibile, fino alle 14, come mercato e poi come punto di ritrovo, per i giovani e per le famiglie […]”», in Direttore, Avezzano, la nuova piazza Mercato, in «IlCapoluogo» 19 settembre 2013. Io pubblicai: «Per costruire il “salotto” di piazza del Mercato, saranno tagliati tre (begli) alberi lungo via Cesare Battisti e almeno due (altrettanto belli) lungo via del Mercato», 20 settembre 2013. Era necessaria una tale operazione, per ricavare un parcheggio riducendo la superficie pedonale. (Nessuno protestò o ebbe da ridire). Non si mosse foglia per un po’, fin quando apparve un comunicato che annunciava nel municipio «una Conferenza Stampa di presentazione del progetto di valorizzazione di Piazza del Mercato», 6 giugno 2017. […] Sfrutta quel partito, anche il cosiddetto effetto Greta. «Se Avezzano vuole combattere il cambiamento del clima ed essere la città verde nel polmone d’Italia allora deve puntare sul verde, possibilmente aumentandolo e non tagliando alberi in buona salute”», cit., 5 agosto 2019. Mauro Passerotti aveva ribattuto a un interrogativo posto dal Pd, riguardante la salute di quelle piante: «C’è stato il tempo sufficiente per effettuare le verifiche sullo stato degli alberi, da più parti richieste. Probabilmente qualcosa si salverà e qualcosa no. Lo diranno i risultati, che quanto prima avremo la premura di comunicare», in K. Santucci, Avezzano, tempi di commissariamento: cosa va avanti e cosa no, in «IlCapoluogo» 25 luglio 2019. Durante la campagna elettorale 2017, l’amministrazione Di Pangrazio aveva fatto abbattere – senza spiegare in giro il motivo – il più grosso dei platani, posto all’angolo tra le vie B. Croce e del Mercato; il rimanente straccetto di terreno fu ricoperto d’asfalto in fretta e furia per evitare che a qualcuno saltasse in mente di piantarci qualcosa, in futuro. Era un albero sicuramente malato, con il senno del 25 ottobre 2019. Non si levò allora nessun lamento, né qualcuno raccontò di aver osservato una strana colorazione nelle sezioni della pianta recisa: fu disattenzione, approvazione, omertà? […] I campioni di quell’albero andavano inviati a un laboratorio specializzato, com’è successo mesi fa: la storia degli altri platani avrebbe avuto un altro corso. Il Centro del 25 ottobre riportava, infatti, una dichiarazione della dirigente del dipartimento regionale Agricoltura (Elena Sico): quelle piante erano affette da Ceratocystis fimbriata; il giorno seguente, Roberto Verdecchia parlava ancora di «presunto cancro colorato». […] Nonostante l’evocazione di Greta Thunberg – anche di papa Francesco –, è nota la contrarietà di quel partito alla pista ciclabile nel Quadrilatero – quella che è stata ricavata lungo un asse principale d’Avezzano, che ha perciò più senso dell’altra. (È opportuno intervenire alla fonte, per abbassare l’inquinamento gassoso: conviene, al momento, ridurre le automobili in circolazione, più che piantare gli alberelli o il prato all’inglese, dopo). Il locale Pd non ha speso nemmeno mezza parola sulla revoca della Dgc 180 dell’8 giugno 2009, che avrebbe permesso di riaprire, in qualche modo, la partita dell’isola pedonale. […]
L’altro braccio della tenaglia è rappresentato dal Movimento 5 Stelle e raccoglie altre sigle (Auser, CasaPound, Comitato di piazza del Mercato, Cisl, Centro di servizio per il volontariato, Lega, Potere al Popolo!, Verdi per l’Europa); esso avvia anche una raccolta di firme. È successa una cosa che rimanda all’epica dei millenni passati: qualche remota divinità fornisce le armi per combattere a un eroe o a un semi-dio – l’identitarismo e purtroppo, anche il catastrofismo. «La memoria storica, conservata in questi esemplari, sarà cancellata e ci si sentirà più spaesati, sradicati, privi di certezze», Co.N.Al.Pa., 7 agosto 2019. (La stessa associazione definisce «forno a microonde» l’effetto della copertura progettata da Studio Tonelli Ingegneria; essa è ripetuta tuttora a pappagallo da molti avezzanesi). M5s s’incammina sul sentiero appena tracciato, «“Preservare e valorizzare il nostro patrimonio” continuano “non è solo un atto necessario, è un atto d’amore verso la propria comunità. E’ una dichiarazione di appartenenza a qualcosa di più grande, a qualcosa che abbiamo ereditato dagli sforzi di chi ci ha preceduto e che dobbiamo restituire, a chi seguirà, migliorato», 9 agosto 2019. Alberto Colazilli (Co.N.Al.Pa.), a IlCapoluogo: «Piazza del Mercato va tutelata come paesaggio culturale e identitario», 13 agosto. Ancora Co.N.Al.Pa.: «Questo passaggio non deve diventare il tabula rasa di una parte del paesaggio che comunque è identitario dell’Abruzzo stesso», in «IlCapoluogo» 14 agosto 2019. (Con buona pace di chi pensa diversamente: «L’Aquila e la Marsica sono Roma, la costa è cosa a parte. [...] L’Abruzzo vero resta quello di Sulmona e della Majella, è quello del Sangro e delle montagne», a detta dello storico aquilano Raffaele Colapietra intervistato da IlCapoluogo, 17 maggio 2016).
In simili occasioni spunta sempre il cosiddetto documento inoppugnabile. «Le foto d’epoca mostrano la Piazza del Mercato, circondata da alberi, gremita di bancarelle, di gente, luogo di aggregazione, di ricordi, di memorie cittadine», Co.N.Al.Pa., 13 agosto 2019. Raffigura che cosa una vecchia cartolina virata color seppia immessa nel web ad agosto? È quella piazza prima che io nascessi, il suo perimetro era circondato da alberi; essa era piena di persone all’ora dello scatto. Erano inquadrati degli esseri umani più che l’oggetto architettonico «piazza». (La didascalia recita: «Il Mercato»). Era già diversa per via degli scaffali metallici per le cassette negli anni Sessanta o per i prefabbricati che li hanno sostituiti, fino a quasi un lustro fa, lungo via S. Cataldi e la costruzione sul lato sud. (È più recente l’eliminazione delle piante lungo via B. Croce). Non può documentare né soprattutto spiegare tale immagine, il progressivo abbandono di quel luogo durante gli anni Settanta – banchi dei venditori, negozi di alimentari, cantine, macellerie: gente –, né l’abbattimento del mercato coperto, nei primi anni Ottanta. Quella demolizione, attuata da un’Amministrazione monocolore (Democrazia Cristiana), è stata il fatto più rilevante in quella parte di città dalla costruzione del nuovo centro direzionale fino ai nostri giorni; essa provocò una diminuzione della qualità spaziale di quel luogo: oggi vi sono due posti denominati piazze, tanto per soddisfare un’esigenza di tipo toponomastico. […] Si svolse tutto nell’indifferenza degli avezzanesi, lasciando i classici quattro gatti a protestare; tra i millecinquecento firmatari contro quel taglio nei mesi passati, ve n’è più di uno che approvò quel tipo di sventramento. Si ha, da allora, quel «buco» formato da un rettangolo e un triangolo la cui ipotenusa è rappresentata da un frammento della principale arteria che scorre in città (SR 5). Tutto questo, alla distanza di un isolato dalla piazza principale. […]

In quello scatto si scorge una piccola parte della pavimentazione ma non l’intero fondo: tornerò sull’argomento. (2/5)

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