Era questo l’ordine d’arrivo,
secondo il mio pronostico non rivelato in precedenza. Il podio era intuibile dai
post precedenti, anche se mancava l’altra (inutile) metà. 1) Di Pangrazio, 2)
De Angelis, 3) Eligi, 4) Casciere, 5) D’Andrea, 6) Di Matteo. Com’è andata? Ci
avevo visto giusto complessivamente mentre dal lato delle percentuali, non l’ho
imbroccata davvero. Davo Di Pangrazio avanti a De Angelis per tre o quattro punti
al massimo – il divario a fine spoglio invece è stato più del doppio –, ma non
con simili percentuali; tutto questo perché pensavo che M5s raggiungesse
comodamente il 20% – un terzo degli elettori in meno rispetto alle precedenti
consultazioni elettorali, quando aveva riportato ad Avezzano il 30,4%. Dei cinque
partiti tradizionali (Ap, Fi, M5s, Pd, Udc) che si sono presentati, nessuno ha
raggiunto il 10% – il Pd ha presentato perfino due liste, Udc è andata ben oltre
il dato nazionale. (Potendo interessare: un elettore su quattro non è andato a
votare). Spero infine – si fa tanto per dire – che i cosiddetti civici si
comportino da tali, una volta entrati in Comune. Non scriverò nulla sul
ballottaggio.
(I sondaggi dei mass media, che avevano riportato così tanto
successo presso il pubblico, hanno invece prevedibilmente fallito – servivano in
realtà per vendere più copie in edicola o accalappiare i numerosi babbioni del
posto attraverso i click. La prima
testata che ha pubblicato i dati definitivi di Avezzano è stata LaRepubblica).
(Errata corrige). Avevo scritto: «Molti ingenui giovinastri mi hanno
chiesto perché il sindaco non avesse stilato un programma delle cose da fare» (22). Il suo programma elettorale è stato pubblicato alla fine di
maggio, on-line.
Mi è stato chiesto,
riferito all’ambiente locale: «È stato sempre così?». No, negli anni Settanta
dopo che era successo il finimondo in Occidente nel decennio precedente, c’era una
percentuale più alta del «voto d’opinione» rispetto ai nostri giorni; è durato
poco tutto ciò, questo sì. Era la generazione che ha «ucciso i padri» la mia,
mentre le ultime due si tengono stretti pure nonni e prozii; la cosa che mi preoccupa
maggiormente è la propensione dei giovani verso gli uomini «forti». (Conosco
dei giovani ma per mia fortuna di stoffa ben diversa dai damerini profumati in
giacca e cravatta dalle scarse quando non inesistenti letture o alle fatalone –
anche di una certa età – in giro sui «santini» e i manifesti per
quest’occasione; non smetterò mai di ringraziarli per quello che mi hanno
trasmesso negli ultimi dieci anni). La cosa che mi ha maggiormente scandalizzato
è stata vedere i padri fare propaganda per i figli.
Mi ha fatto pensare a cosa
la passata campagna elettorale? A un’esecuzione di 4’ 33’ di Cage: si è ascoltato di tutto tranne la politica che ci
si aspettava. Un paio di candidati sindaco – soprattutto quello che ha lanciato
la moda – poteva risparmiarsi le manifestazioni «culturali» delle ultime due
settimane. Mi sono chiesto più volte in questo periodo, «Che ci faccio qua?»,
mentre adesso aspetto con fiducia i prossimi cinque anni di trash: il divertimento è assicurato. (Impazzirebbe
in questa città, fosse vivo Drella). (1/4)
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