Riprendo.
In molti hanno trattato la vicenda dall’anno scorso incastrandola con altri
appuntamenti elettorali. Mi chiedo per loro – che oggi se lo risparmiano: che fine farà l’alleanza
che oggi governa l’Abruzzo, nell’immediato o alle prossime Regionali? Matteo Salvini
ha chiesto le dimissioni di Paolo Gentiloni per il risultato poco lusinghiero
del suo schieramento alle ultime Amministrative, un voto che ha riguardato
nemmeno un italiano su dieci mentre qui in Abruzzo tutto tace, nonostante
D’Alfonso – la Regione – abbia nuovamente più di un problema con la propria
alleanza elettorale. Mi auguro di non dover registrare crisi di sorta nel
governo regionale, ma nemmeno mi consola che queste siano evitate per l’attaccamento
alla poltrona da parte degli eletti. (Non che m’interessi più di tanto, non votando
neanche alle Regionali).
I
due principali schieramenti hanno accumulato dei voti da spendere a stretto
giro: le Politiche dell’anno prossimo. Il raggruppamento maggioritario, quello
con possibilità di eleggere qualcuno in Parlamento, potrebbe candidare un non-avezzanese. Non ho niente in
contrario a votare qualcuno della città castellana o della Vaterland, ma nell’attuale congiuntura preferisco altro. Nel senso:
restando così le cose, per me vi sono quattro possibilità su cinque di non recarmi
al seggio nemmeno alle Politiche del 2018; scegliere al massimo Giorgio Fedele –
per un partito che mal sopporto, a dir poco.
È
nel frattempo iniziata la beatificazione del nuovo sindaco da parte dei mezzi
d’informazione (embedded); c’è chi ha
usato a proposito della vittoria del centro-destra la locuzione “sussulto di
dignità”. Io invece ribatto: gli avezzanesi quando mai hanno avuto un briciolo
di dignità? È comprensibile negli anni Trenta per via del conformismo
dell’epoca, ma dal 25 luglio 1943 al 25 aprile 1945 con un esercito straniero
in casa… Erano tutti in vacanza, erano distratti?
Non
si è trattato di una vittoria politica
perché i programmi dei sei candidati sindaco erano simili; è successo invece
che diversi avezzanesi erano oltremodo arrabbiati per le maniere di Di
Pangrazio e ne hanno approfittato per affondare la lama nel segreto dell’urna. (Non
sono mai stati dei cuor di leone, come si è appena detto).
Proseguo
su questa linea, anche se rischio di prendere delle cantonate perché qualcosa
comincia a muoversi.
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