Una
sorta di riflesso condizionato o forse la cultura scientifica che ho coltivato
nel corso dei decenni mi fa imbestialire quando qualcuno racchiude in un termine
qualcosa d’intricato, complesso e mutevole. Sono stato perciò pregiudizialmente
duro, con il termine «avezzanesità» tirato fuori da Di Pangrazio. (Tra l’altro:
è una qualità riferita a chi?). È stata la sua una maniera sbagliata di porre una parte di un problema.
Io
ricordo di essere stato uno tra la più che sparuta minoranza dei marsicani a
non partecipare al «referendum» per l’istituzione della Provincia AZ e di essermi divertito un mondo a prendere in giro
tale stravagante operazione – una trentina d’anni fa. (Si trattava di
spernacchiare una quantità di conterranei quantificabile con una cifra ad almeno
quattro zeri. La vicenda fu il classico buco nell’acqua, è bene raccontarlo
alle giovani generazioni perché fu prontamente e collettivamente rimosso. Si
auto-assolsero tutti). Qualcuno ha guadagnato sfruttando quel tema per la
propria campagna elettorale. È venuto in dote qualcosa ai marsicani? Penso di
no, sempre che non m’inganni la memoria.
I partecipanti a quel grosso movimento
popolare intriso di passione, a quella consultazione che fine ha fatto?
(Dimenticavo:
nello stesso periodo il senatore Giovanni Maria Nieddu da Arbus – un paese sardo, popoloso come Trasacco – eletto nel collegio d’Avezzano nella
lista della Democrazia cristiana, tra il 1987 e il 1992. Se ne parla ancora; chi
ci ha guadagnato con il suo assenso a tale scelta?).
È
successo che diversi di quegli orgogliosi compaesani, in verità temprati nei
secoli all’irrilevanza, alla marginalità, all’obbedienza – Perinde ac cadaver –, dopo qualche lustro e per alcuni anni hanno
fatto su e giù in pellegrinaggio a Celano (meno
di un terzo del capoluogo comprensoriale). Ci ha guadagnato qualcuno e ancora
per la sua complicità. È venuto qualcosa in tasca agli avezzanesi o a una loro seppur
minima parte? (Direttamente o indirettamente, per carità). Altro che Avezzano
Provincia! La maggioranza dei marsicani ha anche accettato senza fiatare che
Berlusconi e Tremonti eliminassero i
fondi per l’ammodernamento della linea ferroviaria Roma-Pescara, come ho
ricordato più volte – anche in quest’occasione: ‘tacere bisognava, e andare avanti!’. Ci avrà sicuramente guadagnato
qualcuno con il suo silenzio; chi invece ha perso qualcosa – oltre ai pendolari,
agli utenti occasionali, s’intende?
Alle
recenti Amministrative cinque contendenti si sono trovati a fronteggiare il mondo costruito con astuzia e pazienza (personalmente)
da Di Pangrazio, in quattro anni e mezzo. Si trattava di un mondo popolato da
migliaia di persone in carne e ossa, più che la stazione di rifornimento
costruita con i mattoncini Lego che si smonta con la manata di un marmocchio. (Numerosissimi
avezzanesi sono rimasti fuori e in silenzio – prevedibilmente). Era una fortezza inespugnabile. (Non è
un caso che chi l’aveva attaccato più duramente e a fondo sui mass media negli anni precedenti ha
diradato le sue incursioni fino al silenzio, man mano che si avvicinava la
possibilità di sferrare il colpo decisivo). Un proverbio recita: ‘In amore e in
guerra tutto è permesso’. Non sta propriamente così considerando l’attività dei
tribunali civili e militari ma ciò interessa a me per rimarcare che negli altri
numerosi campi, vanno tenuti ben distinti e mai confusi i fini dai mezzi; i
secondi vanno calibrati rispetto ai primi. (1/3)
Da scolpire nella pietra - BOT
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