L’hanno
vista così, fuori: «È in vantaggio il sindaco uscente Giovanni Di Pangrazio, candidato del centrosinistra,
sull’assicuratore Gabriele De Angelis,
appoggiato dal centrodestra», AbruzzoWeb
24 giugno 2017. Un po’ imprecisa per quello che io ho scritto finora ma meno
ipocrita della rappresentazione che ne è stata fatta da queste parti dai
protagonisti e dai mezzi d’informazione – di là dell’acclarata permeabilità tra
i due schieramenti. Titolava così IlCentro,
stamattina 26 giugno: Il centrosinistra
perde L’Aquila e Avezzano: Biondi e De Angelis i nuovi sindaci. Che fine ha
fatto le liste «civiche», i candidati «civici»? Può chiedersi la stessa cosa a
livello nazionale perché sono magicamente ricomparsi negli ultimi giorni i
termini «centrosinistra» e «centrodestra» – che ha vinto un po’ ovunque. (Con
mio sommo piacere perché non bisognerebbe mai vergognarsi delle proprie idee). Tiene
però ancora bene questa: «Gabriele De
Angelis ha indubbiamente lavorato alacremente per […] cercare consensi in tutte
le direzioni, riuscendovi in generale» (31).
Non
è finita come avevo previsto io mesi addietro. Non ha vinto Di Pangrazio, con massimo
quattro punti di scarto bensì De Angelis con la (bella) differenza del 7,68%. (L’affluenza alle urne
registrata dalla media nazionale è stata del 46% mentre da noi del 55,65%).
Non
indago né m’interessa il retroscena di tale vittoria: Avezzano non è una città
con la disoccupazione al 2%, un alto tenore di vita, un’università, ricca di
fermenti culturali – né lo sarà mai. Nel senso: non è mai stata un posto dove
la gente vota chi gli pare, il voto è largamente clientelare e basta convincere
qualche capobastone a dirottare i suoi per far prevalere qualcuno. C’entra però
anche il voto d’opinione nell’affermazione di De Angelis, in qualche misura – un
«ballottaggio stranamente sentito dagli avezzanesi» (37). «Il 56% dei cittadini [42%, calcolando anche noi che non
abbiamo votato] non vuole più questa Amministrazione», è stato a suo modo profetico
del risultato finale.
Che
dire? È cambiata poco o niente Avezzano negli ultimi cinquant’anni (per quello
che mi consente di ricordare l’età); ha un alto costo sociale tutto ciò perché
il mondo muta da solo e si spende
perciò molto per mantenerlo simile o addirittura identico nel corso delle
generazioni. Dopo quasi mezzo secolo sono tornati, come per incanto, gli
animali nelle manifestazioni di massa, la Settimana marsicana, le corse
d’automobili, Palazzo Torlonia e quindi l’«Ente Fucino» come Ursprung (anche Ziel) di chi vive da queste parti – altro che i «valorosi Marsi». I
più giovani chiedano ai genitori o ai nonni, a che cosa corrispondeva
nell’immaginario collettivo del secolo scorso, l’espressione «Ente Fucino».
(È
proprio l’ultimo post sulle Amministrative 2017, grazie per la pazienza
dimostrata).
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